Massimo Troisi e la sua controfigura ne Il Postino

Gerardo Ferrara è il nome dell’uomo che fu scelto come controfigura di Massimo Troisi sul set de Il Postino, film diretto da Michael Radford.

Guardarlo oggi, dà l’emozione di pensare che volto avrebbe Massimo Troisi oggi se il destino fosse stato meno beffardo con lui e con il suo generoso, ma fragile cuore.

(Fonte immagine: ilmessaggero.it)

All’uomo che ha prestato il proprio volto ed il proprio corpo per alcune scene del film, si deve un prezioso contributo alla performance interpretativa di Massimo Troisi, fortemente limitato nei movimenti e nelle scene che richiedevano lo sforzo di rimanere a lungo in piedi, a causa dello stato di salute compromesso dalla necessità di sottoporsi al più presto ad un intervento di trapianto cardiaco.

Foto di Luana Fusco

Massimo, infatti, decise di rimandare l’operazione a film ultimato, dando priorità alle riprese de Il Postino che potremmo definire la sua più bella e pura eredità artistica, una specie di testamento scritto direttamente dal suo malconcio ma grandissimo cuore.

(Fonte immagine: ilmessaggero.it)

Gerardo Ferrara

Originario di Sapri, aveva 21 anni quando giunse sul set de Il Postino, ingaggiato per ridurre la fatica di Massimo Troisi, ostinato a dare tutto se stesso al personaggio di Mario Ruoppolo.

Aveva, come lui, i folti capelli scuri e ricci, i tratti del volto spigolosi, il naso aquilino e gli occhi piccoli.

‘Ad aprile fui contattato da una ragazza di Sapri che era fidanzata con un ragazzo di Napoli che lavorava nella produzione del film. Venne a casa a prendersi qualche foto e dopo due giorni mi chiamarono per un incontro a Cinecittà.

A Roma vidi il regista, Michael Radford, e Philippe Noiret, che nel film avrebbe interpretato Pablo Neruda. Il colloquio andò bene e qualche giorno dopo mi recai negli studi di Cinecittà per iniziare le riprese’.

L’incontro tra i due fu emozionante, fu come specchiarsi l’uno nell’altro, ma Gerardo era estremamente intimorito dalla presenza di un mostro sacro come Troisi e al suo cospetto non poté nascondere l’imbarazzo, ma Massimo, racconta Gerardo, lo abbracciò e gli disse con la spontaneità e l’ironia di cui soltanto lui era capace: ‘E tu mo ti fai vedere!‘.

Possiamo rivederlo nelle scene in cui Ruoppolo pedala sotto il sole o in quelle nelle quali ammira incantato il tramonto che si specchia nel mare che lambisce la collina di Procida, con l’inseparabile bici al suo fianco.

Pablito ”figlio del set”

Sull’isola di Salina, Gerardo fu raggiunto dalla moglie Elena che annunciò di aspettare un bambino,

Da quel momento in poi, la donna fu oggetto delle attenzioni affettuose di Massimo che le chiedeva ogni giorno ‘Come sta Pablito?’ ricordandole che avrebbe dovuto chiamare così quel bimbo, in un certo senso “figlio del set“.

(Fonte immagine: infocilento.it)

Ma Gerardo, che oggi è un insegnante di educazione fisica, che custodisce gelosamente un libro donatogli da Massimo con una dedica davvero speciale e che ci permette di farci un’idea di come sarebbe adesso l’attore, se fosse sopravvissuto, decise di chiamare suo figlio Massimo.

‘A Gerardo, per la disponibilità, la pazienza e l’abnegazione con le quali ha reso più piacevole e meno faticoso il mio lavoro’ – Massimo Troisi

Articolo a cura di Luana Fusco

*(Immagine in evidenza da vesuviolive.it)

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