In questo articolo metto a confronto due forme di investimento alternative alla liquidità sul conto: conti deposito e polizze di ramo primo
oggi vi propongo un confronto tra due forme di investimento molto diverse tra loro ma che possono entrambe rappresentare una prima alternativa al mantenimento dei soldi sul conto corrente che abbiamo visto essere sotto attacco.
Soldi in conto corrente a rischio, tre passi per non perdere potere d’acquisto
Inoltre, metto in guardia sulla liquidità in conto corrente, un tempo ricercata oggi costosa. Banche e tassi negativi: che fare?
La liquidità sui conti correnti, che un tempo le banche cercavano e remuneravano, ora per le banche è diventata un problema, perché rappresenta un costo dello 0,5% annuo.
In Germania alcune banche hanno iniziato a scaricare questo costo sui correntisti, applicando tassi negativi sulla liquidità in conto corrente. In pratica i correntisti pagano per tenere i soldi in conto.
Dalle dichiarazioni dei giorni scorsi, Unicredit sembra essere la prima banca italiana intenzionata ad applicare tassi negativi sui conti correnti, probabilmente a partire da importi superiori al milione di euro.
Questa notizia ha fatto subito scattare l’ansia di risolvere il problema, tanto che il Sole 24 Ore vi ha dedicato una guida del 24 ottobre intitolata “Andare oltre il conto corrente”.
Ho scelto di dedicare due articoli a questo tema, davvero di grande attualità, per dare alcune indicazioni pratiche.
Non è detto che il problema si manifesti davvero, ossia non è detto che le banche italiane scelgano la strada dei tassi negativi sui conti.
Ma è giusto vivere la questione come un’emergenza, con un po’ d’ansia, perché anche se non arriveranno i tassi negativi sui conti abbiamo già l’inflazione che erode il valore reale del nostro saldo di conto corrente.
sempre un articolo de Il Sole 24 Ore di questi giorni afferma che i soldi sotto il materasso sono un pessimo affare, in quanto in 20 anni 1000 euro sono diventati 588 euro per effetto dell’inflazione.
Nessun risparmiatore vuole perdere, ma oggi tutti lo stanno facendo: stanno perdendo potere d’acquisto sui soldi in conto corrente. Il problema è che si tratta di una perdita occulta, che non si vede e percepisce.
La realtà è che dobbiamo muoverci, e i tassi negativi sui conti avrebbero l’effetto di far muovere i risparmiatori, perché la perdita in questo caso sarebbe ben visibile.Stabilito che bisogna muoversi, a meno di non voler accettare una perdita certa, il problema diventa come muoversi.
Tre pratiche
- Primo passo, banale, è quello di muoversi per ridurre i costi (che per un conto in Italia superano anche i 200 euro all’anno). Se in banca non ci andate mai oggi il vostro conto deve costare zero. Se non è così guardatevi attorno e cambiatelo.
- Il secondo passo è quello di iniziare a capire se ci sono alternative che siano coerenti con il vostro profilo di rischio, partendo dalle più garantite. Se ad esempio avete i soldi in conto perché siete molto conservativi e avete paura di “perdere il capitale”, potreste cercare una soluzione in due strumenti molto differenti: i conti deposito e le polizze assicurative di Ramo I (anche dette rivalutabili o collegate a gestione separata assicurativa) che, garantendo il capitale, sono ancora in grado di remunerarlo. Nel prossimo articolo, che vi consiglio di non perdere, proporrò un confronto tra conto deposito e polizze di Ramo I (che personalmente considero oggi come un’oasi in questo deserto finanziario).
- Non fermatevi qui, fate anche un terzo passo. Se mi fermo al conto deposito o alla polizza di Ramo I in realtà non ho effettuato alcuna pianificazione. Non ho definito alcun obiettivo e sto continuando ad avere un orizzonte molto breve su tutto il mio risparmio. Ho solo parcheggiato la liquidità, che comunque è già meglio di niente. Ma non posso fermarmi qui. Almeno su una parte della liquidità devo iniziare a pianificare; a chiedermi quant’è la liquidità che non userò nei prossimi 5-10 anni e definire come posso gestirla per fare in modo che quando mi servirà sia aumentata anziché erosa dall’inflazione. Il consiglio è di iniziare, anche con poco, perché fare esperienza del mondo finanziario è la prima forma di educazione finanziaria. Entro in questo mondo perché da dentro lo capisco meglio e questo mi aiuterà a gestire meglio il mio risparmio; senza le paure che nascono dalla mancanza di conoscenza. Se siete ancora estranei a questo mondo entrateci con gradualità, ad esempio sfruttando la bellissima logica dei Piano di Accumulo del Capitale.
Ricapitolando:
- Controllate i costi del conto corrente e se necessario muovetevi per ridurli;
- Quantomeno iniziate un piano di accumulo con orizzonte di lungo periodo: vi sarà utilissimo per la vostra educazione finanziaria.
- Utilizzate le due forme di impiego della liquidità meno impegnative a livello di rischio (conti deposito e polizze di Ramo I);
Iniziamo il confronto dalla struttura dell’operazione
Il conto deposito è una forma di deposito a tempo in cui l’importo viene vincolato per un periodo di tempo prestabilito. In pratica è un prestito alla banca con una scadenza prestabilita, remunerato con un tasso di interesse stabilito al momento dell’operazione.
La banca dovrà rimborsare il capitale alla scadenza del deposito, e in questo senso è “a capitale garantito” e il capitale non è influenzato dalle oscillazioni dei mercati finanziari.
Il rischio principale, considerato che si tratta di un prestito alla banca, è il cosiddetto rischio di controparte, inteso come l’eventualità che la banca non sia in grado di rimborsare al depositante, in tutto o in parte, quanto investito.
Quindi potremmo dire che è a capitale garantito finché la banca riesce a rimborsarlo.
Il rischio è concentrato sulla banca che si sceglie per l’investimento.
La polizza di ramo primo
La Polizza di Ramo Primo; anche detta polizza tradizionale o rivalutabile, è una forma assicurativa nella quale i premi versati dai contraenti confluiscono in un fondo appositamente creato dall’assicuratore e gestito separatamente rispetto alle altre attività della Compagnia.
Per questo motivo il fondo prende il nome di Gestione Separata. Il patrimonio è garantito ed è impignorabile/insequestrabile e non attaccabile da terzi creditori della Compagnia.
La Gestione Separata impiega i premi raccolti acquistando molteplici strumenti finanziari quasi totalmente di tipo obbligazionario, emessi da diverse controparti.
In questo caso il rischio si sposta dalla compagnia (il cui eventuale fallimento non comporta una perdita di capitale per la gestione; che è separata) alle diverse controparti nelle quali vengono investiti i premi.
La compagnia inoltre garantisce contrattualmente il capitale al contraente; assumendo su di sé il rischio di controparte: se una parte delle obbligazioni nella Gestione Separata dovessero non essere rimborsate la compagnia si impegna a pagare comunque al contraente l’intero capitale versato.
Per quanto sopra possiamo desumere una diversa garanzia fornita dai due strumenti.
Nel Conto di deposito la garanzia è fornita dalla banca, unica controparte dell’operazione.
Per attenuare il rischio di controparte, entro l’importo di 100.000 euro per singolo depositante agisce la garanzia del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd).
Oltre i 100.000 euro per depositante, nel caso in cui la banca vada in difficoltà; l’importo eccedente è incluso nell’ambito di applicazione del cosiddetto “bail-in” e potrebbe essere oggetto di riduzione o conversione in azioni della banca, seguendo la gerarchia di tutela prevista dal “bail-in” stesso.
Nella Polizza di Ramo Primo la garanzia è offerta in primis dalla Compagnia assicurativa, ma la reale garanzia è fornita dal grado di diversificazione del patrimonio della Gestione Separata.
Quanto più questo patrimonio è diversificato e tanto minore è il rischio che la Compagnia subisca perdite che potrebbe non essere in grado di sopportare.
La Polizza di Ramo Primo, per la normativa che ne regola il funzionamento, offre anche un secondo livello di garanzia; che in questo scenario di obbligazioni con tassi negativi la rende come un’oasi nel deserto finanziario.
Esempio
Facciamo un esempio concreto. Se oggi un risparmiatore acquista un fondo obbligazionario che investe in titoli di stato europei; sta indirettamente acquistando titoli di stato che nella grande maggioranza dei casi hanno prezzi altissimi e rendimenti forse anche negativi.
Se i tassi ritornano positivi, i prezzi di quei titoli caleranno e il nostro risparmiatore accuserà una perdita sul capitale.
Se lo stesso risparmiatore sceglie di investire in una gestione separata, la gestione per lui acquisterà in parte gli stessi titoli di stato; ma con una differenza fondamentale: il rischio di un ribasso dei prezzi di questi titoli non avrà un impatto sul capitale investito; in quanto nella gestione separata i titoli vengono valorizzati al “costo storico” (ossia al prezzo a cui sono stati acquistati) e non al “valore di mercato” (nel frattempo calato).
Il nostro risparmiatore in questo caso beneficerà degli interessi corrisposti da quei titoli (le cedole) senza curarsi del rischio del calo dei prezzi. Un’oasi nel deserto.
L’ imposta di bollo
L’ultima differenza che vi propongo è a livello fiscale.Il Conto deposito è soggetto a imposta di bollo dello 0,20% annuo sul capitale investito. Sugli interessi si paga un’imposta sostitutiva del 26%.
La Polizza di Ramo Primo non è soggetta all’imposta di bollo dello 0,20% annuo (è l’unica forma oltre ai fondi pensione per la quale questa imposta non si applica).
Sulla rivalutazione annua (interessi) si paga un’imposta sostitutiva che dipende dalla percentuale di titoli di stato nella Gestione Separata: attualmente l’imposta media oscilla tra il 16% e il 19%.
Articolo a cura di Vincenzo Balzano
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