Da sempre quando si pensa a dimagrire si è portati a pensare che bisogni sudare facendo lunghe corse o comunque attività che richiedono un notevole impegno metabolico e cardio-vascolare.
I benefici dell’allenamento aerobico sono sicuramente tanti e tutti utili ma non si deve commettere l’errore di pensare che basti solo questa metodologia di allenamento per dimagrire specialmente in quei soggetti particolarmente sedentari.
Chiariamo subito che sudare non vuol dire dimagrire ma significa perdere liquidi col sudore; ecco perché il peso corporeo tende a diminuire se si comincia ad allenarsi andando a correre ma ovviamente questo implica un mancato reintegro dei fluidi persi, presi dall’entusiasmo del calo del peso, che porta ad avere crampi, senso di stanchezza e predisporre agli infortuni.
Il peso perso dopo una corsa dev’essere reintegrato e quindi il primo mito del sudare per dimagrire è ormai sfatato.
L’ ALLENAMENTO CON I PESI
Ma quali sono gli effetti dell’allenamento con i pesi?
Dei recenti studi hanno analizzato tramite meta-analisi e tramite una revisione sistematica l’effetto dell’attività aerobica, di quella di resistenza e una combinazione tra queste sul metabolismo a riposo (RMR) eseguendo una valutazione metodologica dei protocolli di calorimetria indiretta nell’ambito degli studi inclusi.
Le analisi dei sottogruppi includevano la restrizione di energia / dieta e cambiamenti nella composizione corporea.
Le esclusioni dei partecipanti includevano condizioni mediche che incidono sulla RMR, donne anziane (età ≥65 anni) o in gravidanza, in allattamento o in post-menopausa.
Nello studio sono stati identificati 1669 articoli; 22 sono stati inclusi nell’analisi qualitativa e 18 sono stati meta-analizzati.
Gli interventi di allenamento (esercizio aerobico e di resistenza combinati) non hanno aumentato il tasso metabolico a riposo.
L’esercizio aerobico non ha influenzato l’RMR (MD: 81,65 kCal · giorno-1 [IC 95%: -57,81, 221,10], P = 0,25), mentre l’esercizio di resistenza ha aumentato l’RMR rispetto ai controlli (MD: 96,17 kCal · giorno- 1 [IC al 95%: 45,17, 147,16], P = 0,0002).
LO STUDIO SU PAZIENTI OBESI
In un altro studio è stato visto che i pazienti obesi di classe 3 con sensibilità normale all’insulina hanno una REE (Resting Energy Expenditure) a digiuno ridotta rispetto ai pazienti obesi insulino-resistenti e ai pazienti obesi con diabete di breve insorgenza.
I clinici hanno coinvolto 382 pazienti senza problemi di funzionalità tiroidea e li hanno separati in tre gruppi: pazienti con diabete di tipo 2 (T2DM; n = 70), pazienti non diabetici insulino-resistenti con HOMA-IR ≥ 3 (n = 236), pazienti non diabetici sensibili all’insulina con HOMA-IR <3 (n = 75).
Durante lo studio è stato misurato dispendio energetico a riposo (REE), composizione corporea e resistenza all’insulina valutate mediante calorimetria indiretta, bioimpedenza e HOMA-IR, rispettivamente.
I pazienti non diabetici sensibili all’insulina erano più giovani, con un indice di massa corporea più basso e una maggiore prevalenza di soggetti di sesso femminile; i pazienti non diabetici ma insulino-resistenti e i pazienti con T2DM non differivano in termini di parametri antropometrici.
Il REE era più alto nel T2DM rispetto agli individui non diabetici insulino-sensibili e insulino-sensibili, mentre il quoziente respiratorio era diverso tra i gruppi.
L’analisi di regressione ha confermato che l’HOMA-IR era associato in modo indipendente al REE (R2 = 0,110, p <0,001).
I ricercatori hanno supposto che si verifichi un adattamento del metabolismo energetico in soggetti obesi con sensibilità all’insulina preservata attraverso la down-regolazione dello smaltimento ossidativo dei nutrienti.
I RISULTATI DEGLI STUDI
Alla luce di questi studi, nonostante i benefici dell’attività aerobica sull’apparato cardio-circolatorio aumentandone l’efficienza è stato dimostrato che lo sport di resistenza, mettendo in moto il metabolismo, contrasta l’accumulo metabolico e la saturazione dei sistemi di regolazione ed è quindi necessario, se si vuole dimagrire, spostare pesi oltre che curare l’alimentazione e monitorare i cambiamenti della composizione corporea.
Tutti questi aspetti vanno visti come concatenati e non è possibile agire sono ed esclusivamente su un singolo fattore per avere un miglioramento.
Bibliografia:
Kristen MacKenzie-Shalders, Jaimon T Kelly, Daniel So, Vernon G Coffey, Nuala M Byrne, J Sports Sci. 2020 May 12;1-15. doi: 10.1080/02640414.2020.1754716
Articolo a cura di Dott. Pasquale Napolitano
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