La gestione dell’ansia e della depressione: quali possibili relazioni con l’alimentazione?

Nutrizionista seduto alla scrivania con il camice
Dott. Pasquale Napolitano

E’ opinione comune di molti esperti del settore che in questo periodo di quarantena obbligata ci sia da curare anche l’aspetto psicologico ed emotivo derivante dall’obbligo di restare in casa e dalla paura derivante dall’enorme flusso di notizie, non sempre veritiere.

Si è creato una sorta di panico alimentato dai continui moniti e dal quotidiano bollettino riportante i numeri dell’epidemia.

In molti non capendo ed essendo stati confusi dai continui messaggi antitetici diffusi dalle varie fonti, vivono questi giorni con la paura di morire da un momento all’altro se malauguratamente dovessero essere contagiati da questo virus.

Gli stati d’ansia non collimano bene con moltissime patologie potendone esacerbare la sintomatologia così come gli stati depressivi possono andare ad alterare il rapporto col cibo, che risulta sempre a disposizione a casa, creando pericolosi meccanismi di appagamento mangiando determinati alimenti.

Il possibile ruolo della dieta

Circa il 15 – 20% delle persone ha vissuto episodi depressivi o di ansia nella propria vita (1). Diversi studi si sono concentrati sulla valutazione della relazione esistente tra dieta e stato d’animo, relazione che risulta complessa in quanto influenzata da molte variabili (1).

Fisiologicamente, ci sono molteplici meccanismi attraverso i quali la dieta può influenzare direttamente i sintomi di ansia e depressione.

Sebbene l’eziologia della depressione non sia completamente definita, è noto come alcuni cambiamenti biologici e neurologici possano avere un ruolo (1): la riduzione dei neurotrasmettitori mono-aminici, in particolare della serotonina, è il meccanismo più noto e l’obiettivo farmacologico della maggior parte dei farmaci antidepressivi (1).

In questo senso, si stima che alcuni alimenti come semi oleosi, legumi e formaggi contenenti appunto sostanze utili alla sintesi di questi neurotrasmettitori, possano favorire da una parte il senso di benessere e serenità e dall’altra aumentare l’interesse verso la realtà circostante (2).

Il ruolo della SEROTONINA

Anche il desiderio, talvolta impellente, di assumere cibi dolci dipende dalla necessità di aumentare la serotonina cerebrale; gli zuccheri aumentando la produzione di insulina faciliterebbero il passaggio di triptofano a livello del sistema nervoso centrale (3).

Inoltre, la maggior parte degli studi disponibili ha mostrato una minore incidenza di depressione nei soggetti che seguono un’alimentazione con abbondanza di verdure, frutta, cereali, noci, semi e legumi, e moderate quantità di latticini, uova e pesce e grassi insaturi, come ad esempio la Dieta Mediterranea (1).

fontewww.calabriadasogno.it

Al contrario, un modello alimentare “occidentale”, ricco di cibi dolci e grassi, cereali raffinati, cibi fritti e trasformati, carne rossa, latticini ricchi di grassi e basso consumo di frutta e verdura, sarebbe associato a una maggiore incidenza della depressione (1).

Nei soggetti con depressione o con un aumentato rischio di depressione, sono stati riscontrati livelli più bassi di micronutrienti tra cui zinco, magnesio, selenio, ferro e vitamine D, B12, B6 e folati (1).

Diete ricche in frutta e verdura avrebbero un effetto positivo in questo senso, sia grazie all’ampia disponibilità di micronutrienti che alla presenza di antiossidanti, polifenoli e flavonoidi, alcuni dei quali sembrerebbero avere effetti antidepressivi o ansiolitici.

Acidi grassi e infiammazione sistemica

Anche gli acidi grassi, in particolare polinsaturi sarebbero importanti: un loro ridotto apporto comporterebbe infiammazione sistemica e cerebrale (1).

Anche la relazione inversa è possibile, infatti ansia e depressione sono in grado di alterare le soglie gustative di zuccheri e grassi e le scelte alimentari (1).

Uno studio longitudinale di 10 anni in Francia ha mostrato come la depressione possa aumentare il rischio di comportamenti alimentari negativi (1).

Risulta chiaro il pericolo di questi giorni soprattutto nei soggetti più sensibili o che già soffrono di depressione e di stati d’ansia.

Tale condizione può facilmente sfociare in comportamenti alimentari negativi per appagare i propri desideri e cercare inconsciamente di rilassarsi.

In queste situazioni, se ci si rende conto del fatto che si sta perdendo il controllo delle proprie emozioni, è senza dubbio utile cercare l’aiuto di un esperto come uno psicologo magari associato ad uno specialista dell’alimentazione per correggere eventuali comportamenti sbagliati o deleteri.

E’ molto importante intervenire prima che i comportamenti sbagliati si consolidino portando a veri e propri problemi di salute come l’obesità e le sue conseguenze.

Biglietto da visita della nutrizionista

Fonti:

1. Bear, T. L., Dalziel, J. E., Coad, J., Roy, N. C., Butts, C. A., & Gopal, P. K. (2020). The Role of the Gut Microbiota in Dietary Interventions for Depression and Anxiety. Advances in Nutrition.

2. M. C. W. Kroes, G. A. Van Wingen, J. Wittwer, M. H. Mohajeri, J. Kloek, and G. Fernández, “NeuroImage Food can lift mood by affecting mood-regulating neurocircuits via a serotonergic mechanism,” Neuroimage, vol. 84, pp. 825–832, 2014.

3. Cornelli, Umberto. (2016). Dietologia. Piccin.

Articolo a cura di Dott. Pasquale Napolitano

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