Fake News alimentari: quando la cultura è una bufala

Nutrizionista seduto alla scrivania con il camice
Dott.Pasquale Napolitano

L’attuale periodo è un po’ “un’era di notizie false (fake news)” in cui la disinformazione, generata intenzionalmente o non intenzionalmente, si diffonde rapidamente, grazie ai social.

Sebbene colpisca tutte le aree della vita, pone particolari problemi nel campo della salute, dove può ritardare o prevenire cure efficaci e in alcuni casi finanche minacciare la vita delle persone.

Nel campo degli integratori e delle diete, sono molte le notizie fuorvianti. Ad esempio, non ci sono prove che eliminare il glutine o il lattosio (senza esserne intolleranti) faccia dimagrire, o che bere acqua e limone la mattina disintossichi l’organismo o che lo zucchero di canna sia migliore dello zucchero bianco, o che il sale rosa dell’Himalaya abbia proprietà miracolose.

Eppure nonostante tutto queste fake news continuano a circolare e ad avere una notevole presa sulla popolazione.

ANALIZZARE LE FAKE NEWS

Diventa essenziale analizzare il fenomeno delle fake news soprattutto quando queste riguardano aspetta della salute e della sanità ed è preoccupante che la metà degli italiani (48%) dichiari di aver creduto almeno qualche volta nell’ultimo anno a una notizia relativa al mondo agro-alimentare, che poi si è rivelata non vera e fuorviante; di questi addirittura uno su tre (37%) ha anche condiviso la notizia falsa sui social network, contribuendo alla diffusione delle “bufale alimentari”.

Paradossalmente, sono proprio le persone più attente all’alimentazione a “cascarci”.

E’ quanto emerge da una ricerca condotta dal Centro di ricerca EngageMinds HUB su un campione di 1004 casi rappresentativo della popolazione italiana per sesso, età, professione, ampiezza del centro abitato e area geografica di provenienza.

In particolare, 497 (50%) sono maschi ed il restante 507 (50%) sono donne con un’età compresa fra i 18 ed i 75 anni ed un’età media di 46 anni.

IDENTIKIT DI CHI CI CASCA

Sono tre gli identikit differenti per orientamenti di consumo e predisposizione psicologica:

1DISTRATTO

Preda dell’influenza sociale / Poco attivi nella ricerca di informazioni / Stile di vita poco salutare ma dichiarano di non essere intenzionati a cambiarlo / Più deleganti nella spesa / Celibi e Nubili

I distratti rappresentano il 42% di coloro che credono alle fake news: sono piuttosto disattenti rispetto alle loro scelte alimentari, hanno uno stile di vita poco sano ma sembrano non problematizzarlo e non dichiarano intenzione di migliorarlo.

Tendono a provare le nuove mode alimentari ma più per esperimento che per un vero piano di innovazione. Non hanno un regime alimentare coerente e pianificato.

2. DISORIENTATO

Followers / Disorganizzati nella ricerca di informazioni / Innovation seeker / Fortemente intenzionati a cambiare dieta nei sei mesi / Responsabili spesa unici / Sposati e Conviventi.

I disorientati costituiscono il 33% di coloro che credono alle fake news: sono molto proattivi nella raccolta di informazioni in campo alimentare perché si dichiarano preoccupati per la loro salute e alla ricerca di indicazioni autorevoli; tuttavia si lasciano spesso influenzare dall’opinione altrui, soprattutto di amici e parenti. Sono aperti alle novità del mercato alimentare, ma non sono soddisfatti del loro regime alimentare e del loro stile di vita e dichiarano di essere fortemente intenzionati a cambiarlo nei prossimi sei mesi.

3. NARCISO

Leaders / Mediamente proattivi nella ricerca di informazioni / Più conservativi e ancorati alle tradizioni / Stile di vita sano e perciò non intenzionati a cambiarlo / Nord-ovest / Separati e Divorziati / Laureati

I narcisi corrispondono al restante al 25% di coloro che credono alle fake news. I consumatori “narcisi” ricercano abbastanza spesso informazioni riguardanti l’alimentazione, anche al fine di mantenere uno stile di vita sano. Si ritengono soddisfatti del loro stile alimentare che è generalmente più tradizionale.

Non problematizzano le loro convinzioni in ambito di salute e di alimentazione e per questo appaiono meno critici verso le fonti di informazione, fino a dimostrarsi quasi “integralisti” nelle loro scelte alimentari, che sono spesso basate su argomentazioni di valori e politiche.

In generale, coloro che tendono a credere alle fake news sono più propensi a consumare tutti i giorni cibi etichettati con le diciture “a Km 0”, “con l’aggiunta di…”, “sostenibili” e “vegetariani/vegani”.

Il tutto in apparente disaccordo col pensiero comune che vede le persone attente alla propria alimentazione essere in possesso di maggior cultura alimentare.

Come dimostrato da diversi studi la dieta che funziona, e non parliamo solo di quelle a finalità estetica, è quella elaborata su misura da parte di un esperto qualificato e che tiene conto delle caratteristiche sia fisiche che del lifestyle del paziente in questione.

Per il resto, consiglierei di utilizzare i social networks solo per lo scopo per il quale essi sono nati: mantenere in contatto le persone.

Biglietto da visita della nutrizionista

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