Hikikomori – La nuova anoressia sociale

Hikikomori è letteralmente “stare in disparte” ed è un termine giapponese che si riferisce sia a coloro i quali hanno deciso volontariamente di ritirarsi dalla vita sociale cercando livelli estremi di isolamento, sia al fenomeno sociale in generale che ha origine in Giappone, ma che ormai è diffuso in tutto il mondo.

Il termine è stato coniato da Tamaki Saitō, uno psichiatra giapponese, quando si rese conto che vi era un numero sempre più crescente di adolescenti che mostravano totale isolamento da amici, famiglia e perdita di competenze sociali e comunicative.

Questo fenomeno si può verificare tra i 15 e i 35 anni.

Alcune cose da precisare:

  • Hikikomori non non è una sindrome
  • non è una dipendenza 
  • è uno stato/ un fenomeno che si verifica nella vita di alcuni giovani.
(foto di pixabay.com)

Comportamento e stile di vita del soggetto in stato di Hikikomori

Lo stile di vita degli Hikikomori è principalmente scandito in fasi di sonno-veglia, ma in maniera invertita: infatti tendono a dedicare le loro ore notturne alla lettura e alla navigazione in internet con l’utilizzo dei social.

Questo sembrerebbe contraddittorio, ma non è così, in quanto un Hikikomori rifiuta soltanto i rapporti fisici, ma attraverso la rete è in grado di intrattenere relazioni sociali di vario tipo (chat, videogiochi online etc.) per la maggior parte della sua giornata.

Ciò nonostante, questo comportamento riguarda solamente il 10% degli Hikikomori, il restante 90% preferisce impiegare il suo tempo nell’ozio più totale, passeggiando nella propria stanza -luogo in cui trascorrono tutto il giorno senza mai lasciarla- qualcuno senza neanche lavarsi, qualcuno invece richiede che il cibo gli sia lasciato dinnanzi la porta.

Tipicamente soffrono di depressione e comportamenti ossessivo compulsivi, manie di persecuzione e di automisfobia (paura di essere sporchi).

Tuttavia, il livello del fenomeno varia su una base individuale.

(foto di mamme24.it)

Che cosa può portare un adolescente al fenomeno di isolamento sociale?

Diverse sono le cause che scatenano il fenomeno di Hikikomori, tra queste abbiamo:

  • padri troppo impegnati ed assenti
  • atteggiamento troppo protettivo e accondiscendente delle madri
  • famiglie monogenitoriali
  • episodi di bullismo
  • timore di disattendere grandi aspettative e paura del fallimento

Più in generale, gli Hikikomori sono affetti dalla paura di non essere o non voler affrontare il futuro, perché visto come qualcosa di difficile per la propria portata.

Sintomi per diagnosticare con esattezza lo stato di Hikikomori

Il primo campanello d’allarme é il rifiuto o la perdita di interesse verso la scuola o il lavoro, ma sono esclusi coloro i quali mantengono ancora rapporti sociali.

Un altro sintomo che identifica lo stato di Hikikomori è la reclusione totale per più di 6 mesi.

Prevenzioni e cure

Un elemento necessario per favorire un’ottima prevenzione è non sottovalutare i primi sintomi.

In secondo luogo non va confuso l’essere fannullone/a con le reali difficoltà nell’affrontare i rapporti e il quotidiano.

Infine occorre instaurare un rapporto di equilibrio con chi è già in tale stato, poiché un Hikikomori ha bisogno di essere capito.

(foto di blog.centralaz.com)

Sensibilizzazione

Spesso chi si trova a vivere questo fenomeno tende a nasconderlo, ma malgrado ciò, soltanto in Italia si registrano oltre 30 mila casi, dunque non va sottovalutato e va necessariamente sensibilizzata la società, che può essere crudele se non fautrice stessa del fenomeno.

Un primo passo verso la sensibilizzazione è stato fatto dalla Rai che quest’anno ha portato al Festival di Cannes “Happy Birthday” un cortometraggio girato in tre modalità (tradizionale, VR 360°, storie Instagram e Facebook) che vede protagonisti Jenny De Nucci, Tik Tok e Fortunato Cerlino.

Musiche di Achille Lauro, diretto da Lorenzo Giovenga.

Un cast che permette la realizzazione di una campagna di sensibilizzazione tra i 15 e i 25 anni, proprio quella fascia più soggetta all’isolamento sociale.

(foto di cinematown.it)

C’è tanto da lavorare

Obiettivi ambiziosi, ma non troppo semplici da percorrere, poiché il pericolo di una società poco inclusiva e comprensiva è dietro l’angolo, anzi, dietro il telefono!

Inoltre si tratta di un fenomeno ancora troppo sottovalutato, ma è una vera e propria anoressia sociale che si estende silenziosamente a macchia d’olio, perciò servirebbero più campagne di informazione/ sensibilizzazione poiché sono ancora troppo poche le persone che sono a conoscenza di questo fenomeno sociale di grande portata.

A cura di Laura Imperato

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