Come ogni anno, con l’arrivo della bella stagione, ci si inizia ad interrogare se si sia pronti per la prova costume.
Questo porta inevitabilmente a situazioni di stress dovute all’ansia del dover essere al top prima di togliere i vestiti e porsi sotto l’altrui sguardo.
La prima differenza che emerge tra i due sessi, riguardo alla considerazione del proprio corpo, risulta essere quella che le donne siano più attente e preoccupate della propria condizione.
Gli uomini di solito, a torto per certi versi, non danno troppa importanza ai lor piccoli o grandi difetti.
C’è però da considerare che l’uomo per sua natura non deve “combattere” con alcune problematiche che possono essere considerate la vera croce del sesso femminile.
La cosiddetta cellulite ne è l’esempio principe.
Affligge per lo più il sesso femminile data la diversa distribuzione della massa adiposa e il rapporto tra muscolatura e grasso.
Nell’articolo di oggi vedremo proprio cosa sia la cellulite e cosa si può fare per ridurla.
Che cos’è la cellulite
Innanzitutto va chiarito che la famigerata cellulite in realtà si chiami pannicolopatia edemato-fibro-sclerotica ed è quindi una condizione clinica.
Interessa in modo degenerativo ed evolutivo il tessuto adiposo traendo la propria causa, almeno negli stadi iniziali, da alterazioni del microcircolo.
A seguito di queste alterazioni vi è un’affezione del derma e dell’ipoderma, là dove è presente il tessuto adiposo sottocutaneo.
Una impossibilità ad usare questo tessuto per ricavare energia, dovuta alla cattiva circolazione locale, porta ad un suo accumulo.
Andando a comprimere i già poco efficienti capillari che trasuderanno plasma creando quindi stasi e ritenzione idrica.
Il plasma infiltrerà fra le cellule e con il tempo andrà a provocare un’infiammazione del tessuto adiposo con formazione di fibrosi dei tessuti sottocutanei.
I capillari vengono ulteriormente compressi ed il drenaggio dei liquidi in eccesso si fa sempre più difficile.
Si innesca quindi un “circolo vizioso” che autoalimenta questa patologia.
Adiposità distrettuale
Prima di proseguire, andando a descrivere quali siano i vari stadi di questa condizione clinica, è d’obbligo porre una distinzione tra la pannicolopatia e l’adiposità distrettuale.
Quest’ultima sebbene sia comunque un inestetismo e ricordi in qualche maniera la pannicolopatia, se ne differenzia per la diversa eziologia e quindi per il trattamento.
Con il termine di adiposità distrettuale, si indicano delle zone del corpo maschile o femminile dove il tessuto adiposo è presente in maggior quantità per una riduzione dell’attività lipolitica ad opera degli ormoni sessuali.
Le zone di accumulo adiposo nel sesso femminile sono individuabili a livello dei glutei, dell’addome, dei fianchi, della faccia supero esterna della coscia e del ginocchio.
Si parla di adiposità distrettuale quando l’accumulo abnorme di tessuto adiposo riguardi adipociti normali per forma e funzioni.
Tre tipologie di cellulite:
E’ possibile distinguerne, in base a date caratteristiche, re tipologie di cellulite:
- Ipertrofica, ove le dimensione degli adipociti sono aumentate;
- Iperplastica, ove il numero degli adipociti è aumentato;
- Mista, ove sono presenti entrambe le adiposità.
L’adiposità iperplastica è prevalente nell’ infanzia mentre quella ipertrofica nell’età adulta.
La zona più soggetta ad adiposità è la regione supero-laterale delle cosce.
Il pannicolo è formato da tre strati sovrapposti, separati da tralci connettivali paralleli alla superficie:
lo strato superiore è formato da lobuli più grandi, separati da connettivo.
Questi possono essere apprezzati con la palpazione profonda, vengono chiamate “papille adipose” e danno al tatto la sensazione di piccole emisfere più o meno stipate.
Nel sesso maschile i lobuli sono più piccoli e lo strato superiore è molto meno spesso. In base alla tipologia eziologica sarà richiesto un congruo trattamento.
I quattro stadi della cellulite
1° Stadio della cellulite
- Nel I°stadio o Grado 0, gli adipociti perdono le loro connessioni permettendo la formazione di lacune interstiziali di varia grandezza. Anche il microcircolo mostra alterazioni ben visibili, che si esplicano mediante ectasie vasali, microaneurismi e altri fenomeni che esitano in stasi microcircolatoria.
In questo stadio, è presente una stasi capillaro-venulare con aumento della permeabilità e dominano l’edema e il lipoedema con deformazione degli adipociti.
La cute è ancora tesa ed elastica ma si comincia ad avvertire un senso di pesantezza agli arti.
Presenza di gonfiore dovuto al ristagno di liquidi nel tessuto e di accumulo di “grasso” e acqua nelle cellule.
Se la cute viene compressa non rimangono “impronte”. E’ difficile riconoscerla ad occhio nudo.
2° Stadio della cellulite
- Nel II° stadio o Grado 1, gli adipociti subiscono cospicui fenomeni di regressione distrofica, mentre la componente stromale fibrosa, circostanti i lobuli adiposi, tende a ipertrofizzarsi.
L’ipossia distrettuale che consegue a tutti questi fenomeni, determina una significativa diminuzione del trofismo adipocitario.
A causa del cattivo drenaggio delle scorie accumulate e dell’insufficiente ossigenazione dei tessuti, le cellule di “grasso” rimangono imprigionate nei tessuti circostanti.
Inizia il processo di fibrosi reattiva con formazione di fini nodulazioni che, se non contrastato, può evolvere verso lo stadio successivo in cui è facile la formazione di macronoduli.
L’epidermide assume un colorito spento, si arrossa se compressa e assume il cosiddetto aspetto “a buccia d’arancia” se viene stretta fra le dita.
Spesso sono presenti capillari dilatati (teleangectasie), anche in forma ramificata.
Sono tutti sintomi di cattiva ossigenazione, fragilità vasale e difficoltà a smaltire i “grassi”. Compare, quindi, un danno cellulare e si avvia il processo fibrotico.
3° Stadio della cellulite
- Il III° stadio o Grado 2, è caratterizzato da una ulteriore fibrillogenesi connettivale che tende a incapsulare singoli o piccoli gruppi di adipociti dissociati e rarefatti, con formazione di micronoduli, a cui consegue uno scompaginamento del confine fra l’ipoderma e il derma.
Quest’ultimo mostra una lieve sclerosi diffusa.
Le alterazioni già evidenziate nel microcircolo interessano, in questo stadio, anche la parete di arteriole di maggior calibro.
Il danno delle pareti vasali e’ anche testimoniato da significative microemorragie. Si evidenzia, quindi, una connettivizzazione tissutale fibrosclerotica.
4° Stadio della cellulite
- Il IV° stadio o Grado 3, si caratterizza per la formazione di micro e macronoduli. Rappresenta la fase di massima espressione patologica di questo fenomeno.
La tipica strutturazione in lobuli dell’ipoderma è completamente persa e sostituita da macronoduli irregolari, incapsulati da travate connettivali molto spesse che tendono a schiacciare i pochi adipociti residui, esitando in una diffusa liposclerosi.
Fenomeni regressivi si repertano anche a livello del derma, con sclerosi focale del collagene ed atrofia annessiale, e dell’epidermide che appare assottigliata e spesso introflessa.
Come si può intervenire?
In base allo stadio in cui ci si trova, anche se spesso i quattro stadi coesistono rendendo difficile una rigida classificazione ed una efficace terapia, si può comunque mettere in atto qualche strategia alimentare per ridurre gli effetti antiestetici della pannicolopatia.
Come detto, l’inestetismo è causato da una fibrosi del tessuto adiposo sottocutaneo.
E’ chiaro che più grasso si possiede e maggiore può essere sia il rischio di insorgenza che la gravità dei segni clinici.
Per prima cosa, dunque, è consigliabile seguire un regime dietetico lievemente ipocalorico, per permettere al corpo di usare il grasso riducendone la quota preservando la massa magra.
In questo caso il rischio del fai da te, è molto alto perché una drastica riduzione delle calorie porterebbe ad una deplezione della massa magra, esacerbando la pannicolopatia ove essa sia presente.
Eseguendo un esame bioimpedenziometrico si potrà poi valutare sia l’integrità che la funzionalità delle membrane cellulari.
Verificando che non ci siano processi infiammatori in atto e che i compartimenti idrici siano in giusto rapporto.
Cambiare le abitudini
Qualora dall’esame risulti una aumentata acqua extracellulare, associata ad una massa grassa aumentata e ad un angolo di fase basso.
Si dovrà intervenire in maniera tempestiva cambiando le proprie abitudini sia di vita che alimentari.
Dal punto di vista dei nutrienti, si dovrà aumentare il consumo di frutta e verdura per fornire minerali, vitamine e antiossidanti utili a ridurre, assieme agli Omega-3, gli stati infiammatori.
Di una certa utilità possono essere alcune sostanze drenanti, qualora vi sia un eccesso di fluidi corporei.
Ad esempio la centella, assieme a mirtillo e ippocastano coadiuvano la funzionalità del microcircolo.
Oppure si può bere una tisana due volte al giorno a base di equiseto, tarassaco, betulla e pilosella per favorire il drenaggio in caso di stasi e accumulo di fluidi.
Ovviamente le indicazioni a questi trattamenti, come pure le diagnosi vanno fatte da personale medico.
L’impostazione di un piano dimagrante e la valutazione dei fluidi corporei andrà eseguita da professionisti e con strumentazione medica.
Dott. Pasquale Napolitano
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