Anche il cyberbullismo, come la maggior parte dei comportamenti sociali, cambia, si adegua ai tempi e assume forme nuove, ecco perché oggi si sta sentendo parlare sempre più di “Pigging”. Scopriamolo insieme.
Che cos’è il Pigging?
Il “Pigging” o il “Pull a pig” (= acchiappa un maiale) è davvero un brutto fenomeno e la sua popolarità è davvero incomprensibile.
Le vittime di questo comportamento sono soprattutto le donne, che si lasciano sedurre, soprattutto su Internet, da uomini che si mostrano profondi e compassionevoli nei confronti delle loro insicurezze, salvo riservargli una crudele sorpresa al momento del loro primo incontro: non presentarsi e mandare al proprio posto un messaggio che allude a qualche tipo di scherzo. Davvero di pessimo gusto.
È possibile che alcune azioni aggressive non vengano immediatamente percepite come “bullismo” o “cyberbullismo”, sia per chi le pratica che per chi le subisce.
Questa assenza di consapevolezza è a tutti gli effetti una forma di ignoranza che impedisce di comprendere il disvalore di tali prevaricazioni e di rappresentarsi il dolore che provano le vittime.
Per fortuna è in atto un cambiamento di sensibilità intorno al tema del bullismo e del cyberbullismo, e molte azioni violente che in passato venivano minimizzate oggi sono trattate con riguardo e attenzione.
In questo senso è fondamentale nominare, classificare e catalogare le diverse sfumature che la violenza può assumere.
In cosa consiste il Pigging?
Detto in poche parole, il “gioco” è questo: un ragazzo generalmente considerato “popolare” finge interesse e attrazione nei confronti di una ragazza generalmente considerata poco attraente e non conforme ad alcuni standard estetici (il “pig”); quando la vittima inizia a cedere al corteggiamento, a fidarsi e a ricambiare le attenzioni ricevute, il bullo svela che l’interesse era finto, che si trattava solo di uno scherzo e che tutto era avvenuto soltanto per divertire e sollazzare gli amici.
Tutto questo può avvenire sui social, oppure nella vita reale. La crudeltà di questo fenomeno è data dalla violenza, dalla misoginia, dal sessismo implicito in queste azioni, aggravate se possibile dal fatto che a bullizzare la vittima è il gruppo, per mano di un “esecutore materiale”.
Questo “giochino” è abbastanza diffuso negli Stati Uniti, e sta prendendo piede anche da noi.
Come si sentono le vittime di Pigging?
È davvero difficile immaginare il grado di umiliazione, di frustrazione e di senso di ingiustizia che deve provare una ragazza che dà fiducia ad una persona e cade vittima di questo inganno.
La natura stessa di questa violenza (delle finte lusinghe, una finta seduzione) non può che danneggiare l’autostima di chi la subisce. È difficile immaginare come si senta una vittima di “pigging”, ma può essere utile provarci ugualmente.
Nel romanzo “Non fate arrabbiare Petra” la protagonista subisce un episodio di “pigging” da parte del ragazzo di cui è innamorata.
Per di più, lo subisce alla festa del suo compleanno. In questo libro, destinato agli adolescenti e ai genitori degli adolescenti, la protagonista trova la forza di reagire nello sport, nella fattispecie nel pugilato, che per lei rappresenta un modo per incanalare l’aggressività ed esprimere delle parti di sé altrimenti destinate a implodere.
È un esempio interessante di come si possa reagire al bullismo e trasformare la rabbia in qualcosa di buono.
La parola all’esperta
In merito al fenomeno del Pigging si è espressa Maura Manca, presidentessa dell’Osservatorio nazionale adolescenza la quale si è soffermata molto sulla condizione di chi pratica Pull a pig:
“Raggiunto lo scopo del gioco ci si sente ancora più forti davanti al proprio gruppo di amici complici, si rinforza il proprio ruolo, si ha la sensazione di essere riusciti a dominare l’altra persona e di averle fatto fare tutto ciò che ci si era preposti di farle fare considerandola un oggetto di divertimento, un gioco per ridere, prendendosi gioco di un’altra persona, senza un briciolo di empatia”.
I carnefici: vittime di un fallimento educativo
“È indubbio – prosegue Manca – che chi ha bisogno di sentirsi forte dietro uno schermo, davanti ad un gruppo, con una persona psicologicamente più fragile e con meno strumenti per difendersi, sta mostrando le proprie fragilità, l’assenza di senso morale”. Sono vittime anche loro, “ma di un fallimento educativo: non ragionano sulle conseguenze delle proprie azioni”.
Vengono prese di mira le ragazze più brutte o in sovrappeso come se solo per questo meritassero di essere maltrattate o umiliate.
È vero che in questo ‘gioco crudele’ il gruppo rinforza questi specifici comportamenti, ma nell’assenza totale di educazione all’affettività per questi ragazzi la persona presa di mira, è come se non avesse emozioni e sentimenti, ma diventi un oggetto di cui poter fare quello che si vuole: viene valutata solamente per il proprio aspetto estetico, come se tutto il resto perdesse di valore.
Maura Manca aggiunge: “Lo considerano un gioco e viene pubblicizzato come tale, ma si tratta di prevaricazione, di violazione perché si approfitta dei sentimenti, dell’ingenuità, della sensibilità di un’altra persona – sottolinea la psicoterapeuta -. Addirittura si è arrivati a far prendere treni, aerei, a far affrontare dei viaggi della speranza per poi accorgersi di essere caduti nella rete dei bulli.
Tutto questo viene anche documentato e diffuso attraverso le chat e l’umiliazione viene moltiplicata per il numero di condivisioni, di commenti e di offese.
Nel momento in cui si vorrebbe dimenticare, si vorrebbe voltare pagina, si diventa lo zimbello di turno e ogni volta quelle risatine, quei messaggi, quelle prese in giro, fanno male come la delusione iniziale”.
Un fenomeno già esistente e riportato in voga
L’assurdità è che non è un nuovo fenomeno, ne abbiamo già sentito parlare nel 2017 quando una ragazza anglosassone di nome Sophie, volò ad Amsterdam per rivedere il ‘suo Jesse’ e si vide invece arrivare un messaggio con su scritto: “sei stata ‘pigged'”.
Nonostante sia un fenomeno già conosciuto, a quanto pare è una fase storica in cui alla gente piace rendere virale ciò che non sarebbe proprio il caso di mostrare, rischiando di contribuire a lanciare nuove mode tra i ragazzi.
Probabilmente ci piace etichettare ogni fenomeno con dei nomi anglofoni che suonano molto bene, che sono attraenti, che sono facilmente spendibili sui social network e che sono utilizzabili sotto forma di hashtag, senza notare che la matrice del problema è legata al cyberbullismo.
E invece è proprio così: da un punto di vista psicologico c’è una sopraffazione intenzionale, c’è una vittima, ci sono i social e le chat e c’è un meccanismo che distrugge una persona, che intacca profondamente la sua autostima e la sicurezza in sé.
Che peso ha l’opinione pubblica?
Pesa anche la pressione sociale. In questa società la bellezza, purtroppo, è considerata un valore. Se si rispecchiano i canoni estetici si è socialmente accettate, altrimenti si rischia di diventare bersaglio di derisioni e sopraffazioni dei compagni.
Per questa ragione si ritoccano le foto prima di pubblicarle, si cerca sempre di apparire ‘perfette’ e di omologarsi a quei canoni di sicurezza e si tende a considerare ‘diversi’ coloro che non rispecchiano queste tendenze.
Perciò quando si è vittima di queste forme di bullismo, si arriva a darsi una colpa, ad odiare il proprio corpo e il proprio aspetto estetico, ci si accusa anche di essere stupidi e creduloni per essere caduti nella trappola dei cyberbulli.
Tutto questo ha delle conseguenze molto importanti sul piano psicologico: ci sono ragazze che diventano anoressiche, altre sono arrivate ad auto-lesionarsi, attaccando quel corpo individuato come ‘causa‘ di tutti i loro problemi, altre ancora che si chiudono a riccio nella propria sofferenza condizionando profondamente anche le future relazioni.
Farei quindi molta attenzione prima di definire gioco ciò che fa del male ad una persona.
Come difendersi?
Purtroppo cadere nella rete di questi individui senza alcun tipo di morale può essere più facile di quanto si creda, ma l’importante è anche lavorare su se stessi, affinché gli altri non possano causarci del male gratuitamente.
Se da una parte si può sempre seguire il detto “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”, è anche vero che in amore spesso bisogna buttarsi e non si può vivere con la costante paura che l’altra persona ci stia giocando un brutto scherzo.
Tuttavia, è bene essere consapevoli di chi siamo e di cosa vogliamo nella vita: il primo consiglio è quello di non accettare le avances di qualcuno solo perché non pensiamo di avere altre possibilità o di doversi accontentare perché non ci sentiamo sufficientemente belle o accattivanti.
Cerchiamo sempre di capire chi si cela davanti a noi, quali sono le sue idee e le sue intenzioni: spesso è nei dettagli che si può capire certe idee e inclinazioni di una persona.
Inoltre, non abbiate paura a denunciare quanto successo sia alle autorità preposte sia tramite social o in pubblico: solo così queste persone potranno venire allo scoperto e venire smascherate per quello che veramente sono.
Per il resto, vediamola dal punto di vista positivo: chi è triste veramente non è chi cade nello scherzo, ma chi non ha di meglio da fare nella vita che farsi grande facendosi beffe degli altri, invece di pensare a emergere per i suoi meriti.
A cura di Laura Imperato
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