Catfishing, come evitarlo in un’epoca di social distancing

A pochi giorni dal rientro a scuola, con le tante nuove regole che gli oltre 8 milioni di studenti italiani dovranno seguire per affrontare in sicurezza le lezioni in aula, restano alti i dubbi e le incognite per i prossimi mesi. Ci si augura che le cattedre proseguiranno a pieno ritmo dal “vivo”, dopo il lungo periodo di lockdown in cui le piattaforme digitali hanno rappresentato l’unico strumento per i ragazzi non solo per studiare e imparare, ma anche per socializzare.Ecco allora che Kaspersky (leader mondiale per la cyber security), all’indomani del back to school, ha deciso di presentare un’indagine sul Catfishing, condotta insieme al Giffoni Innovation Hub, per sensibilizzare i ragazzi e i loro genitori sul fenomeno delle false identità online, che sta prendendo sempre più piede tra i giovanissimi e di cui si conosce ancora troppo poco.

Che cos’è il Catfishing?

Si chiama “catfish”, letteralmente, “pesce gatto” la pratica di fingere false identità su chat o social network servendosi di profili fake correlati di foto e informazioni, il più delle volte sottratte a profili reali.

Il termine deriverebbe direttamente dal mondo della pesca ed è oggi impiegato per indicare questo tipo di attività.

I risultati dell’indagine

Ad oltre 6 intervistati su 10 è capitato di imbattersi in profili falsi, avendo avuto però la capacità di saperli riconoscere.

Se oltre il 65% considera dunque fondamentale informarsi e l’85% è cosciente della serietà del fenomeno, sono in particolare le ragazze le più preparate sul tema (62%), contro il 43% dei maschi, e anche le più sensibili, ritenendo importante sapere con chi si chatta realmente: il 73%, infatti, dà un voto massimo a questo aspetto, rispetto al 50% dei maschi.

In generale il Catfishing viene visto come qualcosa che coinvolge soprattutto i giovanissimi (citato dal 72% dei rispondenti), anche se il 17% pensa riguardi principalmente il mondo degli adulti e il 13% solo persone molto deboli e fragili.

Alcuni, inoltre, sottovalutano il pericolo e non lo ritengono tale, a meno che non si tramuti in truffa economica, ricatto o minaccia (14%).

(immagine di yorkshirepost.co.uk)

Chi sono i più esposti alle minacce della rete?

“Negli ultimi mesi c’è stato un forte aumento dell’uso dei dispositivi digitali necessari al lavoro da casa e alla didattica a distanza, ma è cresciuto anche l’uso dei social e di nuove piattaforme di comunicazione, soprattutto da parte dei più giovani, costretti a relazionarsi durante la quarantena solo in questo modo – ha commentato Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky.

Oltre ai benefici offerti dalla possibilità di essere sempre connessi, è fondamentale tenere presente che gli adolescenti sono naturalmente i più esposti alle minacce della rete. Per questo motivo è importante creare progetti e iniziative per una vita digitale sicura e per informare i ragazzi sui pericoli del mondo online.

Un impegno che con Kaspersky ci siamo presi da tempo e che stiamo proseguendo, con l’obiettivo di fornire strumenti educativi a genitori e insegnanti, che possano guidare all’uso corretto del mondo digitale fin dall’ infanzia.”

Cosa spinge a mentire online? Pericolo body shaming, paura del giudizio, ma anche divertimento

L’ossessione per i like e la paura del giudizio, riferito al proprio orientamento sessuale, al colore della pelle o al proprio corpo, hanno effetti importanti: tra le motivazioni che spingono qualcuno a mentire in rete inventando profili falsi, il 22% dei ragazzi intervistati crede ci sia proprio la vergogna per il proprio aspetto fisico, convinzione che appartiene in ugual misura sia ai maschi (23%) che alle femmine (21%).

Da vittime a “carnefici”

Dall’indagine emerge anche che ben il 44% degli intervistati ha utilizzato almeno una volta profili falsi sui social (minima la differenza tra maschi e femmine), sostenendo di averlo fatto soprattutto per divertimento (27%), ma anche per sentirsi “libero” di commentare e postare contenuti che con la propria identità non si avrebbe avuto il coraggio di condividere (14%).

L’8% confessa invece di averlo fatto per timidezza, il 5% per aumentare like e commenti sul profilo personale, mentre il 2% ammette di averlo creato per fare l’hater in rete e con gli altri.

(immagine di theconversation.com)

Cinque segnali “fishy”

Attraverso dei piccoli campanelli d’allarme è possibile smascherare una falsa identità

1.Spesso i profili dell’utente Catfish sono pieni di incongruenze

Quello che a prima vista potrebbe sembrare un profilo normale ad un secondo sguardo può rivelare qualche incoerenza come ad esempio la presenza di un numero spropositato di amici (nessuno dei quali in comune al vostro) o al contrario, un numero esiguo di amicizie con profili che non registrano alcuna attività; le informazioni fornite sono spesso di pura fantasia o volontariamente omesse; e particolare attenzione va prestata alle foto, molte delle quali sono sottratte a profili realmente esistenti e utilizzate al fine di creare “profili paralleli”.

(immagine di dailymercury.com)
2. Cominciano a fare sul serio troppo presto

Dopo aver superato lo scoglio della richiesta di amicizia, se ci troviamo in territorio Facebok, il catfish non indugia a contattarvi magari commentando con lodi sperticate la vostra foto profilo, o per dirvi che anche lui/lei nel 2009 aveva fatto lo stesso campeggio con la scuola (indice del fatto che ha già imparato a memoria tutta la vostra galleria fotografica).

Da subito cercherà di mostrarsi come l’anima gemella con un miliardo di interessi perfettamente risuonanti con i vostri (compreso l’insano rituale di guardare una volta l’anno Titanic).

Seguono le confessioni, le confidenze e in meno di qualche ora avete la sua biografia spiattellata lì in due papelli da 2000 parole ciascuno e che terminano con un “questo e il mio numero se vogliamo abbandonare questa fredda chat e sentirci su Whatsapp”.

Comincia così uno scambio frenetico di messaggi e la richiesta di maggiori attenzioni perché il catfish si sta già affezionando a voi, ama il vostro modo di pensare, come scrivete e pensa di starsi innamorando anche di voi. Diffidate da chi in chat sembra l’amante perfetto.

3. Rifiutano di parlare al telefono

Specialmente se il catfish si sta spacciando per un uomo quando in realtà e una donna, e viceversa, si rifiuterà di parlare al telefono o mandare messaggi vocali, accampando le scuse più fantasiose pur di non farvi sentire la sua voce reale.

4. Viaggiano spesso

Un’altra prerogativa del catfish è quella di viaggiare e spostarsi molto, copertura che spesso può salvarlo da domande incalzanti o che può spiegare improvvisi periodi di assenza.

Un utente catfish è solito gestire più “relazioni” contemporaneamente, il fatto che si sposti spesso elimina anche la possibilità di poter essere raggiunto.

(immagine di juiceonline.com)
5. Sono soliti chiedere del denaro

A muovere un catfish sono le motivazioni più disparate: alcuni dopo essere stati scoperti ammettono di non riuscire ad accettarsi e di aver creato una falsa identità per poter stringere dei legami, seppure virtuali, creando e modellando l’aspetto fisico per loro ideale.

Altri ancora sono spinti da un vero e proprio spirito sadico che culmina con la rivelazione della vera identità quando la “vittima” sembra essere realmente coinvolta; vi è anche chi, sfruttando il legame instaurato è solito chiedere del denaro, ricariche telefoniche o piccoli accrediti su carte prepagate.

Se ne parla ancora troppo poco

Un altro elemento che emerge dalla ricerca di Kaspersky è che la scuola sembra non essere un luogo in cui si discute di questo genere di problematiche, ormai entrate a far parte a tutti gli effetti della società contemporanea: infatti, solo il 29% dichiara di averne parlato con i propri insegnanti e, anche in questo caso, sono le ragazze a preoccuparsene maggiormente, nello specifico il 32%, rispetto al 25% dei ragazzi.

Occorrerebbe dunque fare maggiore sensibilizzazione su quest’argomento (non solo a scuola, ma anche a casa) al fine di educare e formare i ragazzi all’utilizzo responsabile delle nuove tecnologie.

A cura di Laura Imperato.

LEGGI ANCHE:

Leggi anche: https://cercolinfo.it/index.php/2020/09/18/appassionare-i-bimbi-alla-lettura-si-puo-fare-con-semplici-gesti/

Lascia un commento