Chetoni esogeni: solo moda del momento

Nutrizionista seduto alla scrivania con il camice
Dott. Pasquale Napolitano

Sembra essere la moda del momento e molti ne decantano le proprietà quasi fantastiche: sto parlando dei chetoni esogeni i quali vengono descritti come fenomenali integratori utili per la perdita di peso.

Vediamo prima però cosa sia la chetosi in quanto condizione fisiologica.

La chetosi è una condizione particolare, ripeto assolutamente fisiologica, che probabilmente è stata sviluppata per garantire la sopravvivenza dei nostri lontani progenitori in situazioni di digiuno prolungato, fornendo in maniera continua carburante al cervello, organo molto esigente, a scapito della più ampia riserva di energetica del nostro organismo, il tessuto adiposo.

Fortunatamente, per la maggior parte di noi, il digiuno prolungato è qualcosa di remoto, che non ci riguarda da vicino.

Al giorno d’oggi, nel ricco mondo occidentale, la chetosi si ottiene seguendo una dieta chetogena, caratterizzata da una forte restrizione del consumo dei carboidrati — in genere inferiore a 20-30 grammi al giorno — e da un aumento del consumo di grassi.

Le diete chetogene

In realtà sarebbe più corretto parlare di diete chetogene, poiché ne esistono diversi modelli, tutte accomunate da un ridottissimo apporto di carboidrati, mentre l’apporto calorico può variare in funzione degli obiettivi — innescano una via metabolica caratteristica delle cellule epatiche che permette di utilizzare i lipidi per produrre corpi chetonici, piccole molecole che sono avidamente metabolizzate dal cervello, dal cuore e dal tessuto muscolare.

I due corpi chetonici utilizzati a fini energetici sono l’acetoacetato e il β-idrossibutirrato, mentre l’acetone è la forma che viene eliminata con urine e respirazione, quando la velocità con cui queste sostanze sono prodotte ne supera quella di utilizzo.

La produzione dei chetoni durante un digiuno, una dieta o in seguito a strenuo esercizio fisico è il risultato di una serie di adattamenti a livello di organi e tessuti, legati a variazioni della disponibilità di nutrienti e a cambiamenti nei rapporti tra alcuni ormoni chiave.

L’insieme di questi adattamenti e variazioni ha come fine ultimo quello di favorire l’utilizzo degli acidi grassi liberi, anziché del glucosio, come substrato preferenziale per la produzione di energia, riducendo al minimo la perdita di proteine, legata a processi indispensabili a garantire un minimo apporto di glucosio al cervello.

Va sottolineato che si tratta di adattamenti lenti, che richiedono qualche giorno per arrivare a pieno regime, e relativamente fragili: basta infatti consumare una quantità troppo elevata di carboidrati per uscire molto rapidamente dallo stato di chetosi.

Grazie a questi complessi meccanismi la concentrazione ematica dei corpi chetonici subisce un progressivo aumento nei primi giorni di dieta, da una concentrazione basale molto ridotta fino a valori molto elevati che si mantengono poi stabili nel tempo e che sono dipendenti dal tipo di dieta seguito, in particolar modo dalla quantità di carboidrati consumati, e dall’entità dell’esercizio fisico praticato nel caso di sportivi.

Cosa sono i chetoni esogeni

Per indurre la chetosi, per creare quegli adattamenti particolari che abbiamo appena descritto, è necessario seguire una dieta chetogena che nel caso di applicazioni terapeutiche, per le quali è necessario raggiungere una concentrazione di corpi chetonici molto elevata, può essere difficile da seguire nel lungo periodo.

In alcuni modelli utilizzati per il trattamento dell’epilessia oltre l’80% delle calorie consumate devono provenire da grassi e l’assunzione di carboidrati deve essere inferiore a 10-20 grammi al giorno.

Meno rigida la dieta utilizzata per il dimagrimento o per fini sportivi, ma comunque sempre limitata nella scelta degli alimenti e delle porzioni da consumare.

Proprio per ovviare a queste difficoltà, fin dalla metà degli anni sessanta si è sperimentato l’utilizzo di chetoni esogeni — il termine esogeni indica che provengono appunto dall’esterno — sostanze il cui consumo dovrebbe portare rapidamente il corpo in uno stato di chetosi, senza dover ricorrere a una dieta.

Le due forme dei chetoni esogeni

I chetoni esogeni sono disponibili in due forme diverse:

  –  Sali chetonici: in genere si tratta di sali sodici β-idrossibutirrato. La maggior parte dei prodotti in commercio fornisce 8-12 g di chetoni e 1 g di sodio per porzione e ha quindi un impatto non trascurabile sull’equilibrio dei sali e dei liquidi del corpo.

  –  Esteri chetonici: sono composti complessi dove il β-idrossibutirrato è legato ad un alcol — spesso si utilizza il (R)-3-idrossibutil(R)-3-idrossibutirrato — e non presentano il problema di un potenziale accumulo di sali legato all’uso.

L’utilizzo di una dose di questi composti — corrispondente a 280 mg di β-idrossibutirrato per kg di peso corporeo, circa 20  g di sali o esteri per un soggetto di 70 kg — può portare il livello ematico dei chetoni intorno a 3 mmol/L dopo 30-60 minuti per gli esteri, dopo 60-90 minuti per i sali: per questi ultimi la concentrazione raggiunta pare essere minore, intorno a 1 mmol/L.

immagine da https://www.corrieredellosport.it/

Si tratta comunque di un picco transitorio, i valori calano rapidamente, portandosi intorno a 2,5 mmol/L per gli esteri, per tornare ai valori basali nel giro di circa quattro ore.

L’uso dei sali, sia che si tratti di sodio, calcio o potassio, altera l’equilibrio idrico salino dell’organismo, un dato non trascurabile quando vengano utilizzati in presenza di patologie.

Anche l’assunzione di esteri ha un impatto sulla concentrazione di potassio e bicarbonato, accompagnata da una leggera riduzione del pH sanguigno.

Sia i sali che gli esteri determinano una riduzione degli acidi grassi liberi, una conseguenza dell’effetto inibitorio che i chetoni hanno sulla liberazione dei grassi da parte del tessuto adiposo, accompagnata da una modesta stimolazione della secrezione di insulina e quindi da una piccola riduzione della glicemia.

Ovviamente se lo stato di chetosi deve essere permanente sarà necessario assumere più dosi al giorno di questi prodotti, da 3 a 6-8, a seconda della quantità di chetoni presente nella singola porzione, e in alcuni casi queste ingenti quantità hanno creato fastidi, gonfiore e mal di testa, ai soggetti così trattati.

Chetoni e dimagrimento

L’essere in chetosi non è una condizione magica, che scioglie via i grassi per incanto, lasciandoci più sani, più belli e anche relativamente più poveri, visto il costo di questi prodotti.

La dieta chetogena è efficace per il dimagrimento quando è anche una dieta ipocalorica, e quando il soggetto è in una condizione di chetosi fisiologica, condizione che permette di utilizzare con estrema efficacia le riserve di grasso dell’organismo.

Non è possibile ottenere i benefici di una dieta chetogena seguendo una dieta normale, utilizzando i chetoni esogeni per raggiungere la chetosi, per due semplici motivi:

 –   il più evidente: se ogni giorno si consumano diverse decine di grammi di chetoni, questi verranno avidamente utilizzati da cuore, muscoli e cervello, con grande risparmio di grassi e zuccheri, che saranno accumulati a livello del tessuto adiposo;

  –  nella chetosi fisiologica l’utilizzo dei grassi di riserva è favorito dal particolare assetto ormonale. Nella chetosi prodotta dai chetoni esogeni non è presente questo particolare assetto ormonale, anzi si crea una situazione che porta a ridurre l’utilizzo delle riserve adipose.

In definitiva, se non fate attenzione, molta attenzione a quello che mangiate, utilizzare chetoni esogeni non servirà a nulla.

La vostra chetosi ottenuta artificialmente non vi farà dimagrire come per magia anzi, creerà una situazione che ostacola l’utilizzazione dei grassi di riserva, rendendo il dimagrimento più lento e difficile.

Magari ci si sentirà un poco più lucidi e pieni di energia, ma quanto a diminuzione delle circonferenze si rimarrà probabilmente molto delusi, a meno che non si riduca significativamente l’apporto di cibo: ma a quel punto starete comunque facendo una dieta, magari ancora più rigida di quanto non sarebbe effettivamente necessaria, visto l’effetto antilipolitico dei chetoni.

Biglietto da visita della nutrizionista

Articolo a cura di Dott. Pasquale Napolitano

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