PIANIFICAZIONE PATRIMONIALE: Come e perchè.

Sono Vincenzo Balzano, Consulente patrimoniale, Consulente Finanziario e Assicurativo per Alleanza Assicurazione Spa

La Pianificazione è un concetto che ci appartiene, che fa parte della vita di tutti i giorni; si pianifica cosa fare durante la giornata, si pianifica una vacanza, si pianifica una spesa importante, ma ci si perde nella pianificazione patrimoniale, credendo che sia sufficiente far quadrare i conti o far andare d’accordo i propri familiari per evitare problemi.

Purtroppo, non sempre è così.

Nella pianificazione patrimoniale si potrà scegliere quali e quanti strumenti utilizzare tra la moltitudine di quelli che ci vengono forniti, che potranno essere di matrice interna come le donazioni, i fondi patrimoniali, le polizze, i patti di famiglia, i contratti di affidamento fiduciario ecc., che estera, come il Trust.

Sebbene, alcuni di questi istituti, come il fondo patrimoniale, stiano cadendo in disuso a causa dell’abuso patologico che se ne è fatto in passato e che ha portato l’evoluzione giurisprudenziale ad allargare le maglie del concetto di “debiti contratti nell’interesse della famiglia” per renderlo inefficace innanzi le pretese creditorie.

Anche della donazione se ne fa spesso un abuso, non pensando alla difficoltà che il donatario potrebbe riscontrare durante un’eventuale vendita del bene oggetto di donazione o alla possibile aggressione da parte di eredi legittimari dopo la morte del donante per eventuali lesioni di legittima.

L’utilizzo consapevole degli strumenti che abbiamo, con l’affiancamento di consulenti patrimoniali professionali, permette non solo di tutelare il frutto del proprio lavoro durante la vita (che siano beni o l’azienda di famiglia) ma anche di traghettarlo integro nel futuro, lasciando un segno tangibile del proprio operato ai posteri.

La pianificazione patrimoniale durante la propria vita non deve necessariamente prevedere nell’immediato anche una pianificazione successoria, ma una buona pianificazione patrimoniale può e dovrebbe sfociare in quella successoria.

Pianificare significa anche tutelare i familiari più deboli.

Questo argomento ha avuto notevole risalto grazie anche alla Legge n. 112/16 sul “Dopo di noi” che ha sollevato il problema della necessità di tutelare i familiari disabili, favorendo anche attraverso sgravi fiscali, l’utilizzo di strumenti come contratto di affidamento fiduciario, i vincoli di destinazione ex art 2645 ter cc. e il Trust.

Una buona pianificazione potrebbe anche coinvolgere nelle decisioni i futuri chiamati all’eredità, oppure no, ma perché dover lasciare ad eventi incerti la divisione del vostro patrimonio che a causa delle liti rischierebbe la dispersione?

Il risultato delle nostre scelte sarà prolungato nel tempo, quindi perché privarsi di tale possibilità.

Un patrimonio magari accumulato per anni o l’azienda di famiglia che è come una figlia, potrebbero dispendersi a causa di liti familiari.

Prevedere il passaggio generazionale della propria azienda rappresenta sicuramente una scelta intelligente, non solo perché il passaggio è fiscalmente neutro grazie ai benefici fiscali, ma anche perché si potrà individuare tra gli eredi chi è in grado di garantire continuità all’azienda di famiglia.

Pianificare prima vuole dire scegliere e far vivere anche dopo di noi il frutto del proprio lavoro e della propria passione.

I miei figli non litigheranno quando non ci sarò più. Anche l’assenza di future liti non pone completamente al riparo dalla dispersione il patrimonio accumulato. Infatti, gli eredi ben potrebbero essere colpiti da eventi esterni e imprevisti che potrebbero dissipare il patrimonio ereditato.

Pianificare adeguatamente può anche significare risparmiare sulle imposte, che non significa eludere! Non solo, la scelta potrà essere indirizzata anche a “premiare” coloro i quali si ritengono meritevoli, senza ovviamente andare a ledere le quote di legittima.

Perché quindi lasciare i propri eredi in balia del futuro rischiando si facciano la guerra per i decenni successivi e disperdere il patrimonio.

La pianificazione appare quindi essere un atto di amore non solo nei confronti dei vostri cari ma anche del frutto dei vostri sacrifici.

LA COLONNA FONDAMENTALE DELLA PIANIFICAZIONE PATRIMONIALE E’ LA PIANIFICAZIONE PREVIDENZIALE

La pianificazione previdenziale, nel passato, poteva contare su alcune certezze che connotavano la vita delle persone. Spesso infatti c’erano percorsi professionali lineari e prevedibili, con durate sufficientemente certe. Ciò consentiva di pianificare con una ragionevole efficacia il progetto previdenziale.

Si iniziava dal tenore di vita durante l’attività lavorativa, si stimava quale sarebbe stata la copertura nel sistema pubblico e/o delle varie casse di categoria, da qui si ragionava su quanto si doveva integrare tale previsione per mantenere un tenore di vita in linea con i desiderata.

Immagine da www.proiezionidiborsa.it/

Certamente vi erano, già nel passato, alcune cose ponderabili solo in parte, come l’inflazione e la contribuzione potenziale storica dell’andamento dei mercati all’incremento del capitale.

Oggi, ferme queste aleatorietà, le ragionevoli certezze del passato sono state spazzate da percorsi professionali sempre più discontinui, con una frequente alternanza fra lavoro autonomo e dipendente, infine non vi è certezza della data effettiva di accesso al sistema pensionistico.

Evidentemente, pianificare chirurgicamente l’aspetto previdenziale, diventa oggi ancora più complesso.

Aggiungiamo a ciò alcune situazioni contingenti quali la revisione dei coefficienti introdotti dal 1 gennaio 2021 per l’applicazione del metodo contributivo stabilita dall’Inps e possibili periodi di inoccupazione o diminuzione significativa della capacità di accantonamento dell’era Covid.

Alcune certezze:

  • Le aspettative di vita che si allungano;
  • Lo stato di difficoltà in cui versa la previdenza pubblica;
  • La normativa pensionistica sarà oggetto di revisioni nel tempo
  • L’effetto positivo che la capitalizzazione degli interessi finanziari ha nel tempo;
  • Il reddito da immobili può essere solo una parte e non il tutto del proprio progetto previdenziale;
  • Ogni fase di vita richiede strategie previdenziali diverse perché il tempo è una variabile fondamentale;
  • È necessario diversificare gli accantonamenti previdenziali e aggiornarne la composizione in base le età.

Aggiungo un’ultima certezza, la necessità di affidarsi ad un consulente che sia in grado di:

  1. valutare la fase di vita del cliente e quindi, se ad esempio, si dovrà gestire un accantonamento tardivo;
  2. valutare quanto ragionevolmente il cliente andrà a incassare dall’Inps/Casse in relazione al criterio di calcolo:
    1. retributivo;
    2. parzialmente misto;
    3. misto;
    4. contributivo.
  3. ragionare insieme con il cliente rispetto alle sue effettive attese in termini di stile di vita una volta in quiescenza;
  4. valutare la capacità di risparmio che il cliente è in grado di esprimere;
  5. ponderare altre fonti di reddito che nel futuro potranno contribuire nella fase di fine lavoro;
  6. stimare se vi siano rischi potenziali di aggressione patrimoniale da parte di terzi (attività professionale, situazione familiare…) e conseguentemente quanto la scelta previdenziale possa contribuire a mitigarli;
  7. aggiornate costantemente la situazione del cliente intervenendo sul mix di prodotti previdenziali individuati.

Evidentemente questo è l’ambito tipico di un “consulente patrimoniale”, il professionista in grado di supportare il cliente nella tutela, valorizzazione e trasferimento del patrimonio complessivo.

Articolo a cura di Vincenzo Balzano

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