TUTTI I SEGRETI DEL RISPARMIO: Covid 19 affossa i mercati.

Sono Vincenzo Balzano, Ispettore Principale, Consulente Finanziario e Assicurativo per Alleanza Assicurazione Spa

Nel corso della settimana i casi accertati di Covid 19 hanno cominciato a moltiplicarsi anche in occidente (in Italia in particolare) e questo ha gettato nel panico le borse mondiali.

Quella che ne è derivata è stata la peggior settimana per gli indici azionari dal 2008 ad oggi.

E’ stata proprio la velocità del movimento a spiazzare gli investitori. Dopo la crisi del 2008 si sono registrati 7 drawdown dell’indice S&P 500 di più del 10%.

Non si tratta della correzione di maggiore portata (nel dicembre 2018 i mercati sono arretrati del 20%), ma sicuro di quella più repentina.

Le correzioni precedenti hanno avuto le motivazioni più varie ma si sono sempre risolte in una continuazione della crescita.

Contestualizzato nel rally degli ultimi 10 anni si tratta in verità di poca cosa.

Un mese fa non avremmo mai detto che la Cina si sarebbe rivelata il miglior mercato.

In realtà, se si guarda al ritracciamento rispetto ai massimi, è proprio la Cina che perde di meno nel corso del 2020.

Questo non vuol dire che l’economia cinese non risenta del rallentamento dovuto agli sforzi per contenere l’epidemia. I dati relativi al PMI cinese rilasciati nel corso del week end sono disastrosi e probabilmente peseranno sui mercati nel corso della prossima settimana.

Nonostante il brusco rallentamento economico si ha però l’impressione che la Cina sia arrivata ad una seconda fase, in cui l’epidemia ha raggiunto il suo picco e i nuovi casi continuano ad essere concentrati nella regione dell’Hubei.

Per il dettaglio dell’evoluzione dei nuovi casi si veda il report del WHO. A questo si aggiunge la massiccia dose di stimoli monetari e fiscali forniti dalle autorità cinesi.

LA FASE DI CONTENIMENTO SPAVENTA I MERCATI

Ciò che sembra atterrire di più i mercati è l’incertezza su come i paesi affrontano la prima fase, quella del contenimento della diffusione del virus.

Si teme che le risposte, che arrivano in modo disordinato e senza nessun coordinamento, possano avere effetti perversi sull’economia, di fatto bloccando l’attività.

L’Italia ne è un esempio eclatante. In un economia globale caratterizzata da livelli record di indebitamento, un shock sui cash flows potrebbe avere effetti molto pesanti. Si invoca da più parti l’intervento delle banche centrali.

La FED con tutta probabilità abbasserà i tassi e sono probabili nuove misure anche da parte della BCE. Il mercato assegna ora una probabilità del 95% di un ribasso dei tassi di 50bp da parte della FED in occasione del prossimo meeting di marzo.

In realtà però le armi in mano alle banche centrali sono spuntate quando si tratta di riportare le persone nelle fabbriche, nei ristoranti, a viaggiare.

RICOSTRUIRE LA FIDUCIA

Si tratta di ricostruire la fiducia, e per far questo è necessario dimostrare che si può convivere con questo virus e passare dalla fase shock del contenimento ad una fase in cui l’attività economica non viene interrotta, seppur continuando a mettere in pratica tutte le necessarie azioni volte a mitigare gli effetti e la portata del contagio.

Non è escluso che il mercato possa essersi spaventato anche per i risvolti che la vicenda coronavirus potrebbe avere nella competizione elettorale statunitense.

(Foto da www.larepubblica.it)

L’aumento dei consensi per Sanders non è stato preso molto in considerazione dai mercati fino ad ora perché si riteneva che, anche in caso di nomination democratica, non sarebbe stato poi in grado di vincere contro Trump, o che comunque non avrebbe avuto la forza per far passare la sua riforma sanitaria, invisa anche ai democratici di stampo più conservatore.

E’ chiaro che nell’eventualità di una pandemia, con l’amministrazione che ha già detto che non tutti potranno permettersi un vaccino, l’istanza di Sanders di Medicare for all avrà nuovi argomenti, che vanno ad aggiungersi alla questione dei tagli di fondi alle agenzie legate alla sanità operate da Trump in questi anni.

TECHNICALS, SENTIMENT, FLOW

Come già detto si è trattato della peggiore settimana dal 2008 per l’indice S&P 500 che ha avuto anche risvolti tecnici importanti.

Venerdì si è registrata una candela (hammer) che generalmente viene interpretata come bullish, soprattutto in condizioni di estremo ipervenduto (situazione in cui il livello raggiunto da un indicatore di momentum lascia presagire la conclusione di un periodo di forte ribasso dei prezzi a cui dovrebbe seguire un periodo di risalita).

Il mercato che ha fatto infatti un nuovo minimo a 2855 per poi chiudere al rialzo. Questo reversal si è materializzato in corrispondenza del 50% di ritracciamento di tutto il movimento al rialzo iniziato nel dicembre 2018.

Questo potrebbe far pensare ad un recupero dei prezzi nel breve. Sono però innegabili i danni che questo movimento ha fatto al quadro di medio-lungo periodo.

Sarebbe stato molto più salutare che il mercato avesse rimbalzato dalla media mobile a 200 giorni, che generalmente viene utilizzata per definire il trend di medio periodo. Ogni tentativo di rimbalzo è invece stato piuttosto anemico e la chiusura del mese è stata chiaramente sotto la media mobile a 200 giorni.

L’ OPINIONE SULLA SITUAZIONE DEI MERCATI MONDIALI IN RELAZIONE A Covid 19

Il sentiment (l’ opinione generale degli operatori professionali sulla situazione di un mercato finanziario) degli investitori si è deteriorato sensibilmente nel corso della settimana.

Visto che la survey si chiude mercoledì è verosimile che vi sia stato un ulteriore aumento del pessimismo nel corso di giovedì e venerdì. Ricordiamo che il sentiment va interpretato in modo contrarian.

Un eccesso di pessimismo in genere precede un rimbalzo.

Stando alla nuova rilevazione dell’American Association of Individual Investors il sentiment degli investitori è così diviso:  

Bullish (rialzista) 30.4%, in diminuzione del 10.1% rispetto alla scorsa settimana. La media storica degli investitori bullish è il 38%.o   

Neutral (neutrale) 30.4%, in diminuzione dello 0.3% rispetto alla scorsa settimana. La media storica degli investitori neutrali è il 31.5%.

Bearish (ribassista) 39.1%, in aumento del 10.5% rispetto alla scorsa settimana. La media storica degli investitori bearish è il 30.5%.

Il VIX (indice della paura intesa come nervosismo e volatilità dei mervati) ha raggiunto in settimana il livello di 50, per poi chiudere intorno a 40. Dopo la grande crisi del 2008/2009, 50 è il livello che ha sempre segnato il massimo del panico, anche nel caso del volmageddon del febbraio 2018.

L’aumento del panico ha generato anche un progressivo aumento dell’inversione della curva dei futures sul VIX stesso.

CONCLUSIONI

Il panico indotto dalla diffusione del Coronavirus anche in Europa e negli Stati Uniti ha causato un ribasso dei mercati azionari estremamente violento.

Ci troviamo in condizioni di ipervenduto  e anche gli indicatori di sentiment indicherebbero la necessità di una qualche forma di rimbalzo.

C’è da dire però che il newsflow (prospettive di flusso) del week end non lascia presagire nulla di buono per la riapertura.La diffusione della pandemia ha messo bruscamente fine al reflation trade che era cominciato nell’ ultimo quarto del 2019.

Gli investitori sono stati protagonisti di una enorme capitulation nei deflation assets.

La bolla dei deflation assets (tutti quegli asset correlati negativamente con i tassi quali l’ oro) ha proporzioni spaventose ma, visti gli sviluppi, è probabile che debba crescere ancora, ma è destinata a deflagrare nel medio periodo specie se la vicenda Coronavirus dovesse far emergere la necessità di affiancare una politica di stimoli fiscali massicci alle politiche monetarie delle banche centrali che ora potrebbero rivelarsi assolutamente insufficienti.

La cosa più necessaria in questo momento è che si ritrovi la fiducia, che si dimostri che si riesce a contenere la pandemia o comunque a conviverci mitigandone gli effetti.

L’impressione è che l’allarme sia eccessivo, ma i costi del contenimento hanno dimostrato di essere molto reali e rischiano di mettere in ginocchio l’economia globale se la questione continua ad essere affrontata in modo scomposto e scoordinato.

Articolo a cura di Vincenzo Balzano

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