Oggi scrivo un po’ più del solito perché l’argomento ahimè lo impone. Infatti, vorrei parlare di soprabiti. Purtroppo negli ultimi decenni si è un po’ perso il senso estetico del soprabito, che per secoli ha dominato il guardaroba maschile.
Non vi annoierò con troppi dettagli storici, ma vorrei comunque farvi notare che solo all’inizio del Novecento esistevano decine di modelli diversi di cappotti maschili, a seconda della classe sociale e dell’occasione.
Ad esempio, per un giro in carrozza in campagna un aristocratico avrebbe indossato un paltò marrone, mentre in città una redingote.
Un popolano avrebbe avuto un cappotto di feltro (che sarebbe durato per almeno vent’anni), mentre i più fortunati ne avevano anche uno di ricambio, da indossare rigorosamente solo “nei giorni di festa”.
Insomma, il cappotto – o più in generale il soprabito (anche nelle sue versioni più leggere per la mezza stagione) – era un elemento imprescindibile del guardaroba maschile.
Oggi tutto questo è andato perduto.
Molti uomini non indossano nulla sopra la giacca, semplicemente perché passano pochissimo tempo all’aperto. Saltano giù dalla macchina e si chiudono in ufficio, o in banca, o comunque in un ambiente ben riscaldato.
I pochi che mettono qualcosa, nel 90% dei casi scelgono una giacca a vento, o un impermeabile. Ma senza prestare la dovuta attenzione alla scelta o ai materiali, perché pensano solo ai fini pratici e non a quelli estetici.
“Ma a che mi serve? Tanto appena arrivo in ufficio lo tolgo!”
Ho una brutta notizia: Questo è un tremendo errore. Perché il cappotto è il nostro biglietto da visita nei mesi invernali e autunnali.
Quando siamo fuori dall’ufficio per sbrigare commissioni, andare in banca, passare dal commercialista, fare una rapida visita da un cliente… In tutte queste occasioni, molto probabilmente non togliamo nemmeno il soprabito quando entriamo al chiuso.
Magari pensiamo di fermarci solo qualche minuto, o magari più semplicemente non ci pensiamo nemmeno a toglierlo, perché siamo sempre di fretta.
Quindi ora vi chiedo… Qual è l’indumento più esposto in inverno alla vista degli altri? Chi incontriamo, cosa vede di noi?
Esatto, quello che gli altri vedono principalmente di noi in autunno e in inverno è proprio il soprabito! Nei mesi invernali non ha nessuna importanza quanto sia figo il completo che indossiamo, quanto sia costoso o quanto ci calzi a pennello…
“Appunti: La prima impressione che diamo al mondo è basata proprio sul soprabito! “
Cappotto doppiopetto
Quando varchiamo la soglia della porta di un luogo pubblico con uno splendido cappotto doppiopetto che arriva fino a mezza coscia, con una sciarpa di lana sapientemente annodata al collo, e un paio di guanti in pelle che sbucano dalla tasca… faremo una figura completamente diversa che se ci presentassimo con la nostra amata e pratica giacca a vento blu.
Pensateci… Quella impressione comunque durerà anche dopo, anche se togliamo il cappotto e sotto abbiamo solo una camicia e un paio di jeans. Ormai ci saremo comunque guadagnati il rispetto di tutti (e le occhiate della segretaria, nel caso)!
Paradossalmente, nonostante le differenze storiche, di tutti i capi di abbigliamento odierni il soprabito è quello che è mutato di meno nel tempo.
Nonostante le mode, il cappotto maschile ha attraversato i decenni quasi immutato. Sono scomparsi molti modelli, senza dubbio, ma quelli odierni sono comunque i diretti discendenti di alcuni modelli già in uso nell’Ottocento.
Ma rimane un grosso problema. Quale soprabito scegliere?
Anche se abbiamo capito il suo valore e la sua importanza, non sempre sappiamo come scegliere quello più adatto a noi. Ed è qui che vorrei darvi dei piccoli consigli da appuntare.
“Appunti: quando volete comprare un soprabito, dovreste provarlo sopra un completo. Altrimenti non potete sapere se vi entrerà con una giacca.”
Quindi non ha alcun senso provare un cappotto sopra un maglioncino di lana se poi quando mettiamo la giacca non ci entrano le spalle.
La taglia è difficilissima da azzeccare. Tenete conto che deve calzare a pennello, ma non deve essere troppo largo (come ogni capo di abbigliamento).
Solo che nel caso del soprabito questo è più complesso, perché tutto dipende da quello che abbiamo sotto. Se mettiamo una giacca che ci sta larga, a sua volta il cappotto farà fatica a entrare, anche se il giorno prima ci stava bene con un altro completo.
Se lo indossiamo sopra una camicia invece è ovvio che ci andrà un po’ più largo. Insomma, bisogna trovare il giusto compromesso.
Consigli personali
Io personalmente nel dubbio osservo sempre un motto: Nel dubbio… Meglio stretto, che troppo largo.
Con questo non intendo che dobbiamo sembrare un salame che non riesce nemmeno a muoversi o a guidare. Però nel dubbio io preferisco un cappotto lievemente aderente, rispetto a uno troppo largo.
Poi molto dipende dalla figura e dalla età. Sopra una certa età, può essere tollerabile un cappotto più largo del dovuto, mentre è assolutamente da evitare se si ha meno di 40 anni e magari si è anche in una buona forma fisica.
Con un cappotto troppo largo semplicemente rovineremo tutto quanto. Rovineremo tutta la nostra figura. Stessa cosa per la corporatura.
“Appunti: Scegliere la giusta taglia, ci aiuta nella lunghezza del cappotto che sarà direttamente proporzionata alla nostra altezza.”
“Appunti: Se si è magri, sì può optare per un monopetto, mentre se si è un po’ più corpulenti un doppiopetto aiuterà a mascherare meglio la stazza.”
Modelli di cappotto
Per quanto riguarda il modello, invece… Beh, ce ne sono davvero tantissimi. Il Chesterfield, il Cover Coat, il Crombie, il Pea Coat, il Trench, il Montgomery… e molti altri! Monopetto, doppio petto, colletto stretto, colletto largo, con o senza cintura, con la marsina…
Una vera e propria giungla; nella quale, sfortunatamente dobbiamo imparare a districarci da soli se vogliamo uscire vincitori dall’ardua impresa della conquista del Soprabito Perfetto.
Dovremmo sfidare le commesse perfide dei negozi che vogliono vendere qualsiasi cosa dicendo “uuuuh, guardi, le sta benissimo!” – anche se in realtà sembriamo tornati indietro alla terza elementare quando la mamma ci comprava la giacca di tre taglie più grandi dicendo che “almeno ti dura per qualche anno”.
Bisogna inoltre imparare a distinguere la qualità dei materiali da soli, mentre la stessa commessa di ogni cosa che tocchiamo ci dice “ah, poi quello è proprio delizioso! Guardi che tessuto!”…
Di ogni cappotto che guardiamo! Fino a che uno arriva a chiedersi cosa avesse di speciale il primo che ha provato, visto che di ognuno che guardi lei ti ripete le stesse cose, dicendo che è il migliore che hanno.
Scegliere la taglia perfetta
Poi viene la parte più dura. La parte più difficile. La parte che prima dicevamo cruciale: La scelta della taglia. Perché se finora vi era sembrato già un incubo, ora preparatevi al peggio. Perché le commesse dei negozi non lo fanno apposta, ma proprio non hanno idea di cosa sia la vera eleganza.
Ovviamente non dico che non possa esistere una brava commessa, né dico che lo facciano apposta o in mala fede.
Dico semplicemente che non hanno gli strumenti per consigliare seriamente e scientificamente un professionista, ad esempio, dal cui abbigliamento dipende anche il successo professionale.
Non è colpa loro. Ecco perché dicevo di fare molta attenzione, perché è necessario conoscere i canoni dell’eleganza. Così spero di avervi convinto che la miglior cosa è poter imparare da soli a trovare la quadra e non partire da zero.
Spero dunque con questo articolo di avervi dato qualche strumento e qualche appunto che valga la pena segnare.
Mimmo Di Simone.
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