Dieci campanelli d’allarme per capire chi è vittima di Cyberbullismo

Oggi il 34% del bullismo avviene online, in chat e viene definito cyberbullismo.

Pur presentandosi in forma diversa, anche quello su Internet è una forma di bullismo ed è un tipo di attacco continuo, ripetuto, offensivo e sistematico, attuato verso qualcuno mediante gli strumenti della rete.

In Italia, il cyberbullismo è abbastanza radicato e colpisce soprattutto i giovanissimi che si affacciano nel mondo dei social in maniera ingenua, ma tutti rappresentiamo possibili protagonisti di tale forma di violenza a prescindere dalla nostra età.

(Immagine di fastweb.it)

Se crediamo di poter controllare e saper gestire bene una qualsiasi forma di cyberbullismo esercitata su di noi, allora vale la pena cercare di proteggere chi ci sta intorno (ad esempio figli o fratelli minori) e il primo passo per poterlo fare è saper riconoscere chi ne è vittima e sta soffrendo in silenzio.

Campanelli d’allarme dalle vittime di cyberbullismo

Ecco i dieci segnali più comuni manifestati dalle vittime di cyberbullismo:

Primo

In cima ai sintomi c’è un aumento di nervosismo o il rifiuto di uscire e di andare a scuola. Potrebbe inoltre verificarsi che durante l’orario scolastico arrivino spesso chiamate a casa per chiedere di uscire prima. 

Questo perché i bulli virtuali possono essere persone dello stesso istituto.

Secondo

Il secondo segnale d’allarme è l’irascibilità e l’ansia dopo aver chattato o usato i social.

Terzo

Terzo, lo stato d’animo del ragazzo mentre è indaffarato ad usare i vari dispositivi: si arrabbia a tal punto da sbattere la tastiera o il telefono? Potrebbe darsi che ciò sia una reazione per prendere le distanze dai bulli.

Quarto

Un altro allarme potrebbe nascere nel momento in cui non si vuole condividere con i genitori informazioni sul proprio account e sulle attività svolte online.

Nonostante stiano soffrendo, i ragazzi possono tentare di nascondere ciò che sta accadendo, poiché provano timore a parlarne.

Stabilire delle regole chiare sull’uso dei dispositivi ed avere delle password comuni degli account è un modo per difenderli.

Quinto

Il quinto segnale di disagio è la perdita inspiegabile di peso o l’aumento improvviso. Oppure sintomi come: mal di testa, mal di stomaco e difficoltà a mangiare che potrebbero indicare atti di bullismo e che, se persistono, possono danneggiare anche la salute.

(Immagine di studiohappiness.altervista.org)

Sesto

La difficoltà a dormire la notte e ad avere una spiccata sonnolenza durante il giorno. Spesso i ragazzi non sono in grado di dormire quando sono tormentati da ciò che subiscono dai cyberbulli.

Settimo

Il calo di interessi verso le attività che generalmente venivano svolte con piacerepotrebbe rappresentare il settimo indizio di disagio da cyberbulli.

Ottavo

L’isolamento da amici e parenti è sintomo di vessazioni virtuali.

Nono

Segue la tendenza a divenire depressi o antisociali.

Decimo

L’ultimo sintomo, il più allarmante, si verifica quando i ragazzi, schiacciati da prepotenze e prese in giro, iniziano a parlare di suicidio ed è quindi indispensabile contattare immediatamente uno specialista ed in secondo momento avvertire la scuola.

Bisogna quindi stare molto attenti a questi atteggiamenti per poter comprendere le richieste implicite di aiuto che i giovanissimi fanno, soprattutto perché stando alle statistiche 7 ragazzi su 10 sostengono di non dover chiedere aiuto a genitori, professori e forze di polizia. 

I “grandi” vengono vissuti come un mondo a parte e messi in secondo piano, soprattutto dai liceali. Perciò è sempre più necessario saper cogliere i segni di un disagio.

(Immagine di ilfaroonline.it)

Cosa prevede la legge contro i cyberbulli e cosa servirebbe ancora

Con la legge 71/2017 il Parlamento italiano ha potenziato su più fronti le misure di contrasto ai fenomeni di cyberbullismo e sono state inasprite le pene per i reati connessi. Tutto questo però ancora non basta. 

Fra le tante cose da dover cambiare, troviamo l’impossibilità di controllare la propagazione di un contenuto indesiderato (ad esempio una foto imbarazzante pubblicata da una terza persona senza alcun consenso del soggetto raffigurato nella stessa), poiché seppur facendo rimuovere il contenuto alla persona che lo ha pubblicato, probabilmente altri dieci dispositivi hanno già salvato quel contenuto e potrebbero usarlo o riproporlo ancora sui social.

Oppure la veridicità di un profilo, che potrebbe essere stato creato solo per minacciare un utente più debole.  

Questi sono solo esempi, ma ci sarebbe davvero tanto su cui lavorare. 

Cosa possiamo fare noi?

Intanto non bisogna restare indifferenti quado si sospetta che una persona a noi vicina sia vittima di cyberbullismo. 

Inoltre è possibile fare prevenzione per scongiurare ulteriori casi, sensibilizzando il più possibile i ragazzi e facendogli capire quanto sia importante combattere questa forma di violenza, senza vergognarsi di coinvolgere degli adulti per superare una difficoltà del genere. 

A cura di Laura Imperato

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