Stampe dei minibot

Tutti i segreti del risparmio – TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE SUI MINIBOT

Vincenzo Balzano
Sono Vincenzo Balzano, Ispettore Principale, Consulente Finanziario e Assicurativo per Alleanza Assicurazione Spa

Un po’ titolo di Stato, un po’ moneta di scambio. I minibot sono un surrogato di buono ordinario del Tesoro che non viene però assegnato in un’asta del Ministero dell’Economia, con un prezzo (e quindi un rendimento) deciso dal mercato.

Si tratta piuttosto di un titolo infruttifero e privo di scadenza. Inoltre mentre i titoli di Stato sono oramai dematerializzati, il minibot, nelle intenzioni dei suoi fautori, è destinato alla circolazione cartacea, con una imitazione cromatica e di formato delle regolari banconote in euro.

Anche per questo gli operatori di mercato lo hanno definito un passo verso l’uscita dell’Italia dall’euro specie dopo che una mozione approvata in maniera bipartisan dalla Camera (ma ripudiata poi dal Pd) li ha indicati come possibilità per pagare i debiti della Pa e ha scatenato il panico sui mercati.

I MINIBOT sarebbero del tutto inutili perché incapaci di risolvere il problema reale dei debiti della pubblica amministrazione verso imprese private.

Nella peggiore, nascondono possibili scenari di uscita dell’Italia dall’euro.

DUE LINEE DI PENSIERO SUI MINIBOT

Minibot banconota fronte retro
(Immagine di affaritaliani.it)

Dopo la mozione di indirizzo di recente approvata dal Parlamento, nel dibattito pubblico si ritorna (pericolosamente) a parlare di mini-Bot.

Non esiste una proposta articolata, ma nella sostanza, dovrebbero essere passività dello stato di piccolo o piccolissimo taglio (10, 50 o 100 euro) emesse senza tasso di interesse e senza scadenza.

1° Ipotesi sui mini-Bot

  • Una prima ipotesi è che i mini-Bot siano emessi con la possibilità per imprese e famiglie di usarli per pagare le tasse. È ovvio che in tal caso sarebbero del tutto identici a un taglio delle imposte o, in modo equivalente, a un incremento di debito pubblico. Basta un semplice esempio per capirlo. Se alla fine dell’anno il signor Rossi deve 100 euro di tasse, ma lo stato gli comunica che può usare 100 minibot per pagarle, il signor Rossi risparmia 100 euro da spendere al ristorante, mentre lo stato non incassa quei 100 euro dovuti di tasse, e deve quindi finanziare il deficit di entrate in qualche modo: o riducendo la spesa pubblica, oppure con maggior debito. È una mera questione di identità contabile.

2° Ipotesi sui mini-Bot

  • La seconda ipotesi è che i mini-Bot possano essere utilizzati dalle imprese per riscuotere i crediti che ancora vantano con la pubblica amministrazione (Pa). In questo caso, sarebbero del tutto inutili. Se lo Stato deve 100 euro di pagamenti all’impresa del signor Rossi, potrebbe finanziarsi sul mercato emettendo buoni del tesoro per 100 euro e girare poi quei 100 euro al signor Rossi per estinguere il proprio debito. Di fatto, lo stato starebbe scambiando una passività (i pagamenti dovuti all’impresa del signor Rossi), con un’altra passività (i buoni del tesoro emessi per finanziarsi). Perché dunque usare i minibot?
Stampe dei minibot
(Immagine di Istituzioni24.it)

L’unica ragione per farlo sarebbe quella di tassare implicitamente le povere imprese creditrici.

Se un’impresa fornitrice della Pa venisse pagata in mini-Bot oggi, potrebbe scontare il proprio credito solo più tardi al momento di pagare le tasse dovute.

In ragione di questo lasso temporale (più o meno lungo), di fatto è come se l’impresa sostenesse un costo implicito in misura pari ai mancati interessi (altrimenti, perché semplicemente non ridurre le tasse alle imprese dello stesso ammontare dei crediti esistenti, senza alchimie cartacee?)

Un guadagno per lo stato, una tassa implicita per l’impresa. E un ulteriore motivo per guardare i minibot con sospetto.

Quello dei debiti inevasi della Pa con le imprese private è un problema reale, che va certamente affrontato. Ma deriva da inefficienze strutturali del nostro sistema amministrativo e non può essere risolto con trucchi monetari.

UNA NUOVA MONETA ?

Molti si chiedono anche se i minibot equivarrebbero all’emissione di nuova moneta. La risposta è che “potrebbero” diventare moneta.

Di fatto soddisfano una condizione necessaria (ma non sufficiente) per essere moneta: sono passività dello stato senza scadenza e senza tasso d’interesse.

Ma non è detto soddisfino la condizione sufficiente: cioè la fiducia. Per essere moneta, i minibot devono essere accettati nelle transazioni.

Se il signor Rossi riceve 100 minibot dallo stato e vuole utilizzarli per fare la spesa dal signor Bianchi, il signor Bianchi li accetterà solo se ha fiducia nel fatto che li potrà poi utilizzare per pagare il signor Verdi, e così via.

Minibot, banconota da 100
(Immagine di ilsussidiario.net)

Niente garantisce che questo collante di fiducia si verrebbe a realizzare. Anzi, c’è da dubitarne.

E se lo stato dovesse però imporre per legge che i mini-Bot debbano essere obbligatoriamente accettati nelle transazioni? In tal caso il signor Bianchi non potrebbe rifiutarsi di accettarli come pagamento.

Ma ciò equivarrebbe (di diritto e di fatto) all’uscita dell’Italia dall’euro, perché lo stato italiano starebbe stampando moneta con corso legale.

I mini-Bot verrebbero probabilmente scambiati a grande velocità (le persone vorrebbero liberarsene come una patata bollente) e diventerebbero moneta parallela fortemente svalutata (di fatto carta straccia) rispetto all’euro.

In conclusione, è evidente che i minibot sono un espediente inutile e verosimilmente dannoso, che nasconde probabilmente possibili scenari di realizzazione pratica dell’uscita dell’Italia dall’euro.

Titoli Top

I 10 Maggiori Rialzi del Giorno
Nome Prezzo Odierno Prezzo al (1) *Var %
Falck Renewables 3,686 3,686 +6,22
Monrif 0,159 0,159 +6,00
Tas 1,995 1,995 +5,84
Biesse 15,69 15,69 +5,66
Aeffe 2,00 2,00 +4,60
Gequity 0,0366 0,0366 +3,98
Autostrade Meridionali 30,30 30,30 +3,77

Giornata positiva sui mercati azionari, mentre lo spread tra Btp e Bund tedeschi chiude in calo a 262 punti base sugli schermi di Bloomberg.

All’indomani della decisione della Bce di confermare i tassi fermi fino alla metà del 2020, il rendimento del decennale italiano si attesta al 2,37%insieme al via libera alle aste di liquidità agevolata per le banche.

Intanto i listini accelerano dopo i dati sul mercato del lavoro americano, inferiori alle attese: il paradosso è che gli investitori scommettono ancor di più su un taglio dei tassi Fed. Milano segna un guadagno dello 0,91% finale.

L’attenzione di Piazza Affari resta concentrata su FCA, debole mentre il ministro Di Maio ha attaccato l’interventismo della politica francese come responsabile della mancata conclusione delle nozze con Renault.

I fari sono puntati anche su Mediaset (+3%), il cui cda nel pomeriggio potrebbe discutere di un riassetto societario con sposatemento della sede legale in Olanda.

Mediaset (Foto di Money.it)

Nel listino milanese brilla la Juventus, che beneficia delle nuove voci che avvicinano il tecnico del Manchester City Joseph Guardiola alla panchina bianconera.

Nel resto d’Europa, Francoforte sale dello 0,77%, Parigi si rafforza al +1,62% e Londra termina a +0,99%. Wall Street tratta in rialzo: alla chiusura dei mercati Ue, il Dow Jones e lo S&P500 aggiungono l’1,1%, il Nasdaq sale dello 0,8%.

La Borsa di Tokyo ha terminato, questa mattina, l’ultima seduta della settimana in territorio positivo, trainata dalla chiusura in rialzo a Wall Street e le aspettative di uno sviluppo favorevole alle negoziazioni ancora in corso tra Usa e Messico, per impedire l’applicazione di nuovi dazi.

Il Nikkei segna un rialzo dello 0,53% a quota 20.884,71, aggiungendo 110 punti. Sul mercato valutario lo yen perde terreno sul dollaro a 108,30, e poco sopra quota 122 sull’euro.

Titoli Flop

I 10 Maggiori Ribassi del Giorno
Nome Prezzo Odierno Prezzo al (1) *Var %
Fullsix 0,764 0,744 -4,74
Restart 0,4005 0,4035 -4,53
Vianini 1,13 1,13 -4,24
Cose Belle D’Italia 0,38 0,38 -4,04
Gpi 8,10 8,10 -3,57
Class Editori 0,1865 0,1865 -3,12
Titanmet 0,0564 0,0564 -2,76

Una grande delusione è arrivata anche dagli Usa , dove l’economia ha creato in maggio 75.000 posti di lavoro, decisamente al di sotto delle attese degli analisti, che scommettevano su 175.000 posti.

Il tasso di disoccupazione è rimasto fermo al 3,6% mentre i salari orari sono cresciuti dello 0,22% contro attese per un +0,3%.

Bankitalia ha tagliato le stime sul Pil, portandole al +0,3% per quest’anno e al +0,7% il prossimo. Le vendite al dettaglio in Italia sono rimaste ferme ad aprile, suggerendo consumi interni stagnanti.

I consumi delle famiglie giapponesi sono intanto saliti dell’1,3% ad aprile su anno, il quarto rialzo consecutivo, secondo i dati del ministero degli interni. L’aumento è comunque inferiore alle attese.

Risulta agitato il fronte valutario, con i dollaro in flessione sulle principali divise dopo il dato sui posti di lavoro creati a maggio che è stato inferiore alle attese.

Cambio USD-JPY (Foto di money.it)

Chiude così in forte rialzo l’euro sopra 1,13 dollari ai massimi dalla fine di marzo, dopo i dati sull’occupazione statunitense più deboli del previsto.

La divisa unica viene scambiata in zona 1,1342 dollari e a 122,48 yen. Il Dollaro è  in calo anche sullo yen a 107,99.

Banca popolare cinese

Banca centrale cinese con bandiera nazionalità
Banca popolare cinese

In Oriente, la Banca centrale cinese?? ha “enorme” spazio per operare aggiustamenti ala propria politica monetaria nel caso in cui lo scontro sul commercio con gli Stati Uniti si intensificasse, ha detto all’agenzia Bloomberg il governatore della Banca centrale Yi Gang.

Yi è in partenza per Fukuoka, in Giappone, dove è atteso per il G20 finanziario, e dove è previsto un incontro con il segretario al Tesoro Usa, Steve Mnuchin, che sarà il primo faccia a faccia tra funzionari di vertice delle due grandi economie dopo il collasso dei colloqui sulla disputa tariffaria tra Cina e Stati Uniti del mese scorso.

“Abbiamo molto spazio nei tassi di interesse”, ha detto Yi. “Abbiamo molto spazio nel tasso dei requisiti di riserva obbligatori, e anche nella scatola degli attrezzi delle politiche fiscali e monetarie penso che lo spazio per aggiustamenti sia enorme”.  Parole che hanno indebolito lo yuan a 6,9383 per dollaro .

Approfitta dei rialzi generalizzati anche il petrolio, che sale del 2,5% con il Wti a 54 dollari al barile. Alla chiusura dei mercati europei, l’oro spot raggiunge lo 0,5% a 1.342 dollari l’oncia.

A cura di Vincenzo Balzano

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