Negli ultimi anni la scena musicale napoletana sta sfornando diversi talenti musicali, prevalentemente appartenenti alla scena rap/trap, che almeno in larga scala ha oscurato la musica neomelodica dopo anni di dominio incontrastato soprattutto nelle periferie napoletane.
Chi in questi anni si è differenziato è stato il gruppo La Maschera che in pochi anni sono diventati un vero culto per tutti gli amanti della musica napoletana e popolare.
Il gruppo di La Maschera, guidati dal cantante Roberto Colella è appena reduce da un tour che li ha portati nelle maggiori piazze italiane con tappe che hanno toccato anche la Francia, il Portogallo e il Canada, dopo l’uscita di Parco Sofia, secondo album del gruppo.
La Maschera riesce a fondere tutte le influenze, le contraddizioni e le speranze che Napoli offre, influenze raccolte nell’album di esordio: “O vicolo ‘e l’alleria”.
L’album di esordio
Un album profondo che tocca tematiche come la speranza, lo sconforto, il riscatto sociale, solo per citarne alcune; tematiche cucite in un sound per certi aspetti unico che si ha dei richiami con il passato ma in una veste del tutto nuova e attuale.
Il pezzo che ha caratterizzato l’album di esordio è stata “La confessione”, precisamente la confessione ad un prete presumibilmente di quartiere che giorno dopo giorno ascolta senza giudicare i peccati dei suoi fedeli.
Il pezzo è un’escalation di peccati che si chiude con una confessione celata dello stesso parroco, che mostra la parte umana di una figura da sempre vista come al di sopra di ogni debolezza.
L’album di esordio fu un vero e proprio successo per il gruppo, chiamati quindi a confermarsi con il secondo album, arrivato a distanza di tre anni dal primo.
Il secondo Album
Parco Sofia si distanzia notevolmente dal primo album del gruppo, soprattutto per quanto riguarda il sound, notevolmente influenzato dall’incontro con il musicista senegalese Laye ba, presente direttamente in due brani dell’album (Te vengo a cerca- Salaam Aleikum) che con il suo ritmo, fuso con quello della maschera ha caratterizzato l’intero album.
Questo progetto per certi aspetti è meno immediato rispetto al primo, serve un ambiente adatto per goderne appieno, luogo ideale sembra essere il teatro; non a caso il gruppo ha fatto per ben due volte sold-out allo storico teatro Bellini di Napoli.
La Maschera riesce a regalare delle fotografie del passato di tutti noi, immagini che si sovrappongono continuamente durante l’ascolto, immagini che toccano picchi di angoscia e speranza il tutto caratterizzato da una Napoli che per citare De Crescenzo resta “l’ultima speranza che resta alla razza umana”.
Il gruppo sembra ora pronto per sedersi al tavolo dei grandi della musica italiana, a testimonianza di ciò è stata la candidatura come miglior album in dialetto al premio Tenco 2018.
I ragazzi sono pronti a spiccare il volo, ma siamo certi che voleranno sempre a pelo d’acqua (Comm ‘a Palomm e mare) per non perdere contatto con la gente del popolo, la gente vera, quella che non ti abbandona mai.
Formazione del gruppo:
Roberto Colella : voce e chitarra;
Vincenzo Capasso: Tromba
Antonio Gomez : Basso
Marco Salvatore : Batteria
Alessandro Morlando: Chitarra elettrica
Articolo a cura di Vincenzo Torino
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