‘Chiedo scusa, dove devo mettere il mio nome?’ – un elettore sventola la sua scheda elettorale chiedendo al seggio dove sia meglio apporre la firma.
‘Ah non posso usare il cellulare in cabina? E da quando?’ – pittoresca elettrice che, colta sul fatto, tenta di difendere con arroganza il suo ingiustificabile comportamento.
‘Ho sbagliato a votare, posso avere un’altra scheda?’ – ingenuo votante vittima del pentimento post scelta elettorale
‘Perché invece della matita non mi date una penna, così non si può cancellare il mio voto?’ – utente facebook vittima dei post dei complottisti.
E’ accaduto davvero, perché la realtà supera la fantasia e spesso viviamo momenti di fantascienza pura che sono più sconvolgenti di qualsiasi film.
Si è appena conclusa la prima tornata elettorale post-covid e mentre vinti e vincitori sono ancora intenti a puntarsi il dito l’uno contro l’altro e a determinare ci ce l’abbia più grande (il seguito di elettori, naturalmente) urge fare una valutazione che riassuma l’anacronismo dal quale, ad ogni tornata elettorale, sembriamo non voler assolutamente uscire.
Siamo nel 2020 e ci stiamo giustamente preoccupando della salvezza del nostro Pianeta ridotto a pattumiera a cielo aperto, surriscaldata da inquinamento e scelleratezza umana. Sappiamo che è necessario ridurre gli sprechi, l’uso e l’abuso delle risorse presenti in quantità inevitabilmente limitata (tipo la carta, così magari eviteremmo di disboscare mezzo mondo), adottiamo finalmente una efficace raccolta differenziata dei rifiuti per favorire il riciclo dei materiali, siamo alle soglie della “colonizzazione” di Marte e ANCORA VOTIAMO COME NEL 1946!
IL BISOGNO DI FAR EVOLVERE LE OPERAZIONI DI VOTO
Il consumo di carta è tale da risultare osceno a chiunque! Libroni e libroni di supporti burocratici che nessuno si è disturbato a trasformare in volumi di carta quantomeno riciclata; schede elettorali enormi e dalla grammatura talmente alta da poter tranquillamente essere usate come parasole; verbali e registri in duplice copia per garantire una poi poco effettiva trasparenza (basti pensare allo scandalo elettorale esploso nella notte a Pompei).
Insomma vogliamo realmente evolverci oppure no?
Il voto telematico o realizzato con supporti digitali eventualmente raggiungibili anche da chi, suo malgrado, non si trova sul territorio nazionale o nella regione di appartenenza per ragioni personali, di lavoro, di salute, non è forse una soluzione di buonsenso? E non venitemi a dire che sarebbe complesso per le persone anziane, perché oltre ad essere possibile disporre un’assistenza al voto, ormai l’età media degli utenti di Facebook sfiora i 70!
Ma tutta questa premessa sulla necessità di migliorare e rendere più sicure le operazioni di voto, si scontra con la progressiva perdita di interesse delle persone nella vita politica, nelle dinamiche che sono determinanti per il loro futuro e per quello dei loro figli.
Quando ho compiuto 18 anni ricordo bene quali erano i traguardi che ambivo a raggiungere: prendere la patente, esercitare il diritto di voto, ma oggi non credo sia abbastanza viva la sacralità del diritto di voto, la possibilità di far concretamente sentire la propria voce, di essere parte attiva della democrazia.
E allora i seggi pullulano di ragazzi con le schede elettorali ancora ripiegate nelle buste, che magari non sanno neanche bene quale sia la sezione a loro assegnata o quanto valore abbia la X che si preparano ad apporre.
Ma non è un problema esclusivamente generazionale, è diffuso questo sentimento di totale distacco dalle istituzioni, dal dovere civico. La maggior parte della gente si trascina stanca ed arrabbiata nelle aule adibite a seggio, convinta in qualche modo di non aver alcun ruolo negli ingranaggi della diabolica politica e che, qualsiasi scelta faranno, la vita ormai li ha fregati.
Eppur votano. Questo è quel che conta.
Perché non c’è niente di più importante dell’espressione di voto. E quindi, anche se non sappiamo ancora cosa accadrà nel prossimo futuro, possiamo almeno gioire dell’alta affluenza alle urne di questa tornata elettorale che, vinca chi vinca, è sempre un dato che va valutato con ottimismo.
Articolo a cura di Luana Fusco
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