Quante volte ci capita di spiluccare e mangiare senza avere veramente fame, magari poco dopo aver concluso un pasto completo? La natura di questo fenomeno ci viene spiegata nel libro Donne che mangiano troppo.
Questa ricerca di cibo diventa non un nutrirsi ma una sorta di compensazione, un voler conferire al cibo il compito di sopperire a una nostro disagio psicologico.
Magari siamo nervosi per qualcosa che ci è capitato, ansiosi per un incontro di lavoro, preoccupati per l’esito di un colloquio e scarichiamo le tensioni masticando, cerchiamo in una barretta di cioccolato, per esempio, la consolazione ad uno stato d’animo negativo.
Questo è un gesto a volte anche inconsapevole, che appartiene, come è stato statisticamente provato, di più alle donne che agli uomini.
Come vedremo nel libro “Donne che mangiano troppo” la psicologa tedesca Renate Göckel, che da anni si occupa di psicoterapia a donne affette da disturbi alimentari, ci spiega col suo stile specialistico come il cibo spesso possa essere utilizzato per compensare disagi psicologici.
La relazione che c’è tra psicologia e disturbi alimentari
Attraverso la psicoterapia di Anna K., sua paziente affetta da bulimia, l’ autrice analizza i motivi che possono portare a disturbi alimentari quali la bulimia (continua ricerca del cibo) o l’anoressia ( totale rifiuto del cibo) e con quale rapido e imprevedibile cambiamento si possa passare dall’ uno all’ altro disturbo.
Il cibo è inizialmente descritto come una sorta di dipendenza, quasi un nemico.
Man mano che la sua paziente analizza i propri comportamenti alimentari aiutata dalla terapia, ella riesce a notare una correlazione tra questi e le sue relazioni interpersonali.
Di volta in volta la protagonista della storia osserva come il suo bisogno di cibo sia conseguente ad una discussione avuta con il marito oppure all’ ennesima dimostrazione di incompatibilità con la madre.
I rapporti interpersonali di Anna K. sono basati su una forte dipendenza e bisogno di approvazione, ella manca di quella autoconsapevolezza che la possa rendere indipendente dal giudizio altrui e quando si sente frustrata ricorre al cibo per trovare una rassicurante consolazione.
All’autrice, Renate Göckel, si deve l’analisi delle cause che portano a tale mancanza di autonomia e di consapevolezza.
Una volta individuati i problemi spesso inconsci legati ai disturbi alimentari, l’autrice dimostra come si possa giungere a un processo di sviluppo della propria personalità e conseguentemente alla conquista della propria autonomia dalla dipendenza, che, come si vede nell’ addentrarsi alla lettura, non è solo dipendenza alimentare.
La mia opinione sul libro ”Donne che mangiano troppo” di Renate Göckel
Il libro è scritto con uno stile specialistico, sembra una sorta di diario delle sedute di psicoterapia, ma nello scorrere delle pagine Anna K. diventa una persona a noi vicina, ne condividiamo i disagi e ne comprendiamo le reazioni.
Nel contempo con lei impariamo a gestire tali reazioni, a vedere nel cibo non più un nemico che possa causarci senso di colpa.
Nonostante lo stile piuttosto secco, psicoanalitico riusciamo ad accostarci empaticamente alla storia raccontata e ad evolverci con la protagonista.
Insomma leggere “Donne che mangiano troppo” diventa un po anche per il lettore una sorta di viaggio verso la consapevolezza e la conquista di sé.
Articolo a cura di Fiore Rea
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