La scorsa settimana si era aperta in modo terribile per le Borse, poi sul finire della stessa avevano provato a risalire. Sbalzi d’umore anche nelle prime ore di questa settimana.
QUANTO DURERÀ L’ ALTALENA DEI MERCATI?
La diffusione del virus cresce in Occidente e si delineano impatti pesanti per cittadini e imprese: se già negli Usa, dove l’economia prima della diffusione del virus era forte, gli indicatori sull’ attività manifatturiera a marzo sono crollati in territorio negativo, figurati cosa può accadere in un’economia già debole come quella europea.
Per questo i mercati si aspettano risposte decise e straordinarie da parte delle autorità politiche e monetarie. Qualcosa ha iniziato a muoversi da parte delle autorità monetarie, prima con la Banca centrale europea e poi, all’inizio di questa settimana, con la Banca centrale americana. E questo spiega le fiammate euforiche.
Resta comunque il fatto che sembra ancora mancare la risposta politica, ancora più rilevante visto che le ripercussioni economiche rischiano di essere pesantissime – sulle misure da 1.300 miliardi di dollari promesse da Trump ancora non c’è certezza.
In questa situazione, le fiammate rischiano di essere effimere e la tendenza negativa delle Borse permanere. Le armi di difesa sono le solite: pazienza, vendere o coprirsi.
Quest’ultima arma è forse un po’ spuntata, perché la Consob ha vietato l’acquisto dei prodotti che permettono di fare soldi dai ribassi di Milano.
MEGLIO TARDI CHE MAI!
La Banca centrale europea cerca di mettere una pezza e vara un nuovo piano di acquisto di titoli. In una riunione di emergenza notturna la Banca centrale europea ha deciso di aumentare il suo aiuto all’economia europea.
Dopo la riunione due settimane fa che aveva deluso i mercati, ha varato il proprio piano straordinario di acquisto di titoli. Con esso la Bce comprerà titoli pubblici e privati, inclusi i titoli greci, e i cosiddetti commercial paper, cioè i prestiti a breve che per molte aziende sono il solo modo per indebitarsi e avere la liquidità necessaria per sopravvivere.
Questi acquisti dureranno finché la Bce non giudicherà la crisi legata alla pandemia di corona virus finita, ma in ogni caso dureranno come minimo fino a fine anno.
L’intervento si è reso necessario vista la piega pericolosa che stava prendendo il mercato dei titoli di Stato. Mercoledì 18, infatti, lo spread tra i nostri BTp e i Bund tedeschi era salito sino a toccare quasi i 330 punti base.
A quel punto è intervenuta la Bce con acquisti mirati sui nostri titoli di Stato e lo spread ha chiuso la giornata scendendo a quota 271, dunque addirittura in ribasso rispetto al giorno precedente.
Se il caso italiano era tra i più problematici, il rialzo dei rendimenti era comunque diventato un fenomeno che stava colpendo, chi più chi meno, tutti – vedi tabella – richiedendo così un cambio di passo nella gestione della politica monetaria.
L’ANDAMENTO DEI TASSI IN EUROPA
Nel frattempo, dopo le mosse della Bce, il dibattito si è spostato sulla politica fiscale.
Continua a tenere banco l’idea di creare dei “corona bond”, obbligazioni comuni a tutti gli Stati dell’Unione che permetterebbe ai Paesi di finanziare tutte le spese legate alla lotta al coronavirus: non solo quelle legate alla sanità, ma anche quelle per fronteggiare la crisi delle imprese e sostenere le famiglie.
Come realizzare questa idea, ancora, non è chiaro: ad emettere i bond potrebbe essere il fondo salva-Stati? Oppure la Banca europea degli investimenti (Bei)? La Bce, infatti, non può emettere titoli.
L’altro strumento per poter far fronte alla crisi fin da subito sarebbe il fondo salva-Stati.
Il problema è che, al momento, uno Stato che intendesse chiedere un aiuto al Fondo dovrebbe accettare una serie di condizioni molto stringenti: di fatto sarebbe come accettare di essere commissariati.
NEGLI USA, DOPO LA FED, TOCCA A TRUMP
Negli Usa, dopo le mosse della Banca centrale (la Fed), che ha annunciato che comprerà anche bond corporate, si attendono quelle da parte dell’amministrazione Trump.
Il presidente a stelle e strisce sta discutendo un piano da 1.800 – 2.000 miliardi di dollari, compresi i pagamenti diretti di 1.000 dollari o più agli americani entro due settimane, con l’obiettivo di attenuare l’impatto negativo sull’economia del corona virus.
Nello scorso fine settimana, però, al Senato Democratici e Repubblicani non hanno trovato un accordo, per cui ad oggi il piano non è ancora stato approvato.
Nel frattempo, il dollaro continua a guadagnare terreno rispetto alla valuta unica: ora ce ne vogliono 1,07 per fare un euro e come puoi vedere dalla tabella da inizio anno è, insieme allo yen giapponese e al franco svizzero, una delle poche valute ad aver guadagnato terreno nei confronti dell’euro.
E non è un caso, visto che proprio queste tre divise sono considerate valute rifugio, porti sicuri in caso di maretta sui mercati – come gli attuali.
HELICOPTER MONEY
Arriveranno soldi dall’elicottero? La Bce ha annunciato un piano di acquisti da 750 miliardi per fronteggiare la crisi. Ma se non bastasse? Torna di moda l’ipotesi dell’helicopter money, cioè soldi gratis per tutti.
Già utilizzato negli anni ‘60 Per parlare di helicopter money dobbiamo aspettare la fine degli Anni ‘60 quando l’economista Friedman affermava che, quando tutte le altre strategie di politica monetaria non funzionano, si può pensare di distribuire denaro a tutti, o con un taglio delle tasse o con un versamento vero e proprio sui conti correnti dei cittadini.
Come se le banconote fossero lanciate da un elicottero, appunto. Lo scopo è quello di rilanciare i consumi, facendo ripartire l’economia.
Per questo l’idea dell’helicopter money è tornata di attualità ora che il blocco (o quasi) di molte attività produttive,a causa dell’emergenza sanitaria, sta portando l’Europa e il mondo in recessione e le politiche monetarie più “tradizionali”, compreso il piano di riacquisto di titoli da 750 miliardi annunciato in questi giorni, potrebbero non bastare, tanto più che il piano è “parcellizzato” sui vari Paesi, e quindi a quelli più colpiti, come l’Italia, ne arriveranno solo una parte: 90 miliardi.
Due strade per utilizzare la strategia Helicopter Money La Banca centrale può ricorrere all’ helicopter money in due modi.
1 indiretto: crea moneta con cui riacquista una parte del debito pubblico degli Stati, che così hanno i conti più “leggeri” e possono pagare l’elicottero e il suo contenuto.
2 diretto, con la Banca centrale che versa i soldi direttamente nelle tasche dei cittadini, senza transitare dagli Stati.
E SE L’ELICOTTERO NON BASTA?
In teoria, se la strategia dell’elicottero funzionasse al 100%, sarebbe un bene per le Borse e un male per i bond.
Un bene per le Borse, perché maggiori consumi vuol dire più produzione, economia in crescita, più utili per le aziende e quindi quotazioni in aumento.
Un male per le obbligazioni, perché la liquidità in più significa maggior inflazione, tassi d’interesse più alti e prezzi più bassi per i bond, soprattutto quelli a lunghissimo termine.
Ma nella pratica, non è affatto detto che sia così. Primo, non è scontato che i soldi buttati dall’elicottero vadano ad aumentare i consumi, specie in una situazione difficile come quella attuale: molte persone utilizzerebbero il denaro “piovuto dal cielo” semplicemente per ripianare i debiti, e anche chi non ha debiti sarà tentato di risparmiarlo, anziché spenderlo, in vista di tempi bui. Secondo, non è scontato nemmeno l’effetto sull’inflazione.
Anche il quantitative easing (l’acquisto di titoli di Stato che la Bce porta avanti da anni) avrebbe dovuto, in teoria, far rialzare i prezzi, ma nella pratica non è stato così: se l’economia stenta, gli aiuti della Banca centrale (“tradizionali” o no) non bastano a far risalire i prezzi.
E POI L’ELICOTTERO CHI LO PAGA?
Questo è l’ultimo, ma non in ordine di importanza, dei nodi da risolvere: dove trova lo Stato le risorse per finanziare l’elicottero?
Se uno Stato, come l’Italia, ha un debito elevato, i margini di manovra sono stretti e l’elasticità concessa oggi dall’Europa nel valutare i vincoli di bilancio rischia di essere “pagata” con un ulteriore incremento del debito, aumentando la probabilità che in futuro la “generosità” dell’elicottero venga ripagata con scenari come un prelievo forzoso, o peggio.
A meno che, per finanziarie questi aiuti “atipici”, non si ricorra a soluzioni altrettanto “atipiche”.
Non a caso, se ne parla da più parti: anche il Governo italiano ha lanciato la proposta di un Covid-bond europeo.
Diversi economisti rilanciano l’idea, ognuno a modo suo: chi parla di un prestito riservato ai soli italiani, facendo leva su un rinnovato patriottismo in tempi di crisi, chi parla di prestiti internazionali…
Ma tutte le proposte hanno delle caratteristiche in comune: un prestito a tassi bassi, nulli o addirittura negativi, con scadenze lunghissime o addirittura irredimibili (vedi a lato).
Tutte caratteristiche che rendono poco appetibili questi titoli per chi ci investe, il che rende difficile attuare, nella pratica, questa idea, specialmente per importi elevati come quelli necessari nel contesto attuale.
Insomma, anche l’ipotesi, già estrema, dell’elicottero, non è affatto detto che basti: più che probabilmente per risollevare l’economia (europea e non) servirebbero tentativi ancora più estremi, specialmente in materia di politica fiscale (per esempio con l’Europa che finanzia una parte della spesa pubblica, senza gravare sui conti degli Stati).
In attesa di aperture su questo fronte, restiamo pessimisti sulle prospettive dell’economia nel 2020.
Perciò, nonostante i prezzi da saldo, non farti tentare da uno shopping in Borsa: la discesa, secondo me, non è finita.
Articolo a cura di Vincenzo Balzano
Leggi anche:
Leggi anche: https://cercolinfo.it/index.php/2020/03/26/la-cucina-come-attivita-rifugio-ai-tempi-del-covid-19/