In provincia di Reggio Emilia, vi è un comune: Bibbiano; che nelle ultime settimane è finito al centro di uno scandalo sugli affidamenti illeciti di bambini.
Tale scandalo è diventato oggetto d’inchiesta della magistratura, quest’inchiesta è stata chiamata “Angeli e Demoni”.
Su questa vicenda si è detto anche del “lavaggio del cervello” che facevano ai bambini per allontanarli dai genitori ed altri dettagli successivamente ridimensionati.
Occorre perciò fare chiarezza sugli eventi che stanno caratterizzando lo scandalo; considerato che in molti hanno preferito fare silenzio sulla vicenda e non tutto appare semplice da comprendere.
Cosa è accaduto? -L’inchiesta
Lo scandalo è avvenuto lo scorso 27 giugno quando il giudice Luca Ramponi ha disposto una serie di misure cautelari; eseguite dai Carabinieri di Reggio Emilia.
Le indagini però sono cominciate già un anno fa, poiché la procura ha notato un anomalo e forte aumento delle segnalazioni di abusi sessuali sui minori con conseguente allontanamento degli stessi dalle famiglie.
A tal proposito gli investigatori hanno quindi autorizzato le intercettazioni delle sedute con i minori e tutte sembravano seguire quasi lo stesso copione.
Di fatto tali rivelazioni sono state interpretate da psicologi e assistenti sociali indagati.
Arrivavano poi urgenti provvedimenti di allontanamento e una serie di relazioni; che però rappresentavano i fatti in modo falso oppure erano caratterizzate da omissione di circostanze rilevanti.
Ad esempio una casa definita dai servizi sociali come fatiscente risultava poi un’abitazione normale durante l’ispezione dei carabinieri; oppure i comportamenti di una bambina venivano tutti ricondotti ad un presunto abuso, omettendo il fatto che soffrisse di epilessia.
Lo scopo
Tutto ciò aveva come obiettivo quello di denigrare il nucleo familiare originario, aggravando degli indizi esistenti ma irrilevanti.
Conducevano i bambini di queste famiglie coinvolte presso “La Cura”, una struttura pubblica di Bibbiano, centro di sostegno per i minori vittime di violenza e abuso sessuale, per poi indirizzarli altrove, fra le mani di conoscenti.
La suddetta struttura è gestita da una Onlus chiamata “Hansel e Gretel”, gestita a sua volta da Claudio Foti, psicoterapeuta e da sua moglie Nadia Bolognini, attualmente entrambi indagati.
Era qui che i bambini venivano sottoposti a sedute con psicoterapeuti privati, pagati profumatamente a fronte del fatto che l’Asl potesse farsi carico del servizio gratuitamente.
Indagati
Foti è accusato di abuso d’ufficio in concorso perché sarebbe stato consapevole che le sedute dovevano essere bandite con un concorso e non affidate direttamente.
Tra gli indagati c’è la dirigente dei servizi sociali dell’Unione Val D’Enza, Federica Anghinolfi, e l’assistente sociale Francesco Monopoli, accusati di aver gestito tutto il sistema di affido illecito dei bambini.
In particolare, Anghinolfi avrebbe obbligato gli operatori a redigere verbali falsi e avrebbe poi fatto in modo che i bambini venissero affidati a coppie da lei conosciute.
Le tesi dell’accusa
Le intercettazioni raccolte dagli inquirenti dimostrano come gli psicologi e gli assistenti sociali abbiano manipolato i bambini i modo da convincerli di avere subito abusi.
Secondo quanto riportato da alcuni giornali, ci sarebbero state anche delle manipolazioni indirette con atti contraffatti e un disegno “corretto” da uno degli psicologi, per avvalorare la tesi degli abusi subiti.
Queste sono le tesi dell’accusa, tuttavia queste non possono essere considerate delle prove perché l’inchiesta è ancora in corso e non c’è stato ancora un processo.
Il ruolo del sindaco nella vicenda
Nell’inchiesta è coinvolto anche Andrea Carletti, sindaco di Bibbiano, finito ai domiciliari, accusato di abuso d’ufficio e falso, ma non è coinvolto in crimini contro i minori. Inoltre si è autosospeso dal Pd.
Sono indagati anche gli ex Sindaci Paolo Colli e Paolo Burani, in carica all’epoca dei fatti.
Gli ultimi risvolti
Quattro dei sei bambini di Bibbiano finiti al centro dell’inchiesta sugli affidi illeciti possono tornare a casa dalle mamme e dai papà naturali.
A deciderlo è stato il Tribunale dei Minori di Bologna, dopo aver controllato uno per uno i singoli casi e consultato oltre inoltrati negli ultimi due anni dai servizi sociali dell’Unione Val d’Enza azzerati dai 19 provvedimenti giudiziari.
Si sta lavorando per fare il possibile affinché anche gli altri due bambini si possano ricongiungere alle famiglie.
La copertura mediatica
Sulla vicenda se ne parla poco o niente, difatti ci sarebbe un presunto silenzio sulle testate nazionali e sui social quindi, aumentano le richieste di non insabbiare e gettare nel dimenticatoio una vicenda tanto delicata come questa.
Anche alcuni personaggi dello spettacolo, tra cui Nek e Laura Pausini, sono intervenuti per chiedere che non si spengano i riflettori su ciò che è accaduto e che venga fatta giustizia.
A cura di Laura Imperato
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